La sua casa piena di
sculture è diventata un museo grazie all'inaugurazione della Casa
Museo della pietra il 4 agosto 2024 Link del video su YouTube:
https://youtu.be/l8sjevnAhXc?si=fay9KFUlXTQbm1pn
Nelle terre di confine tra Irpinia
Nord-Orientale e Sannio occidentale
Da
bambino fui come una “spugna”, che tutto assorbiva
ascoltando parenti e amici di famiglia, da adulto imparai a
conoscere le “Biblioteche viventi” del nostro territorio, i
poeti-cantatori che vivevano come pastori-contadini, i
braccianti, i dipendenti dei massari, uomini e donne, ad
ascoltarli, a interrogarli, come facevano gli antichi con la
Sibilla Cumana, ma privilegiando il passato, e con alcuni di
loro si scorrazzava per il nostro territorio, ricco di miti,
luoghi magici e storie antiche dimenticate o cancellate.
RICORDO
DI MIO PADRE IRPINO, SICILIANO SILVESTRO, GIOVANE CONTADINO
E BRACCIANTE COMUNISTA NEL 1945
Mio padre, Silvestro Siciliano
(21.11.1924 15.11.1949), contadino
e bracciante comunista, fu amico di don Pietro Cristino (Montecalvo
1882 1962) (il `don', riduzione di donno, signore, dal lat.
Dominus, titolo riservato a principi e sacerdoti, era un retaggio
che gli Spagnoli lasciarono nei territori italiani di proprio
dominio, per i gentiluomini e le persone di riguardo), socialista e
orgoglioso antifascista di Montecalvo Irpino che il regime fascista
teneva sotto controllo, segregandolo in casa quando si svolgeva
qualche manifestazione politica importante o vi era qualche
esponente della casa reale dei Savoia che girava per l'Irpinia.
(continua)
Oggi 28 maggio 2022, Liberatore Russolillo,
organettista e cantatore, compie 96 anni.
Stamattina gli ho fatto gli auguri e ho scherzato come sempre con lui per
telefono. Mi ha confidato che oggi sarebbe andato a pranzo col suo inseparabile
organetto diatonico, che ora ha 144 anni, all’Agriturismo Regio Tratturo a
Camporeale, nelle campagne di Ariano Irpino, gestito da suo nipote Rinaldo. Lui,
in questo bel locale, che anch’io conosco bene, ha spesso suonato, cantato e
fatto ballare ai giovani la tarantella montecalvese.
Per montare questo video ho utilizzato quattro foto e le riprese video, fatte
dall’amica e compaesana Gina Narra alcuni giorni fa, nella nuova casa di
Liberatore a Montecalvo Irpino, in cui si è trasferito da alcuni mesi dalla casa
di campagna in contrada Sauda, dove è vissuto come contadino e ancora vi si
reca, almeno una volta la settimana, per verificare che tutto sia in ordine.
Tra le tante cose che Liberatore, l’ultimo della ventina di miei informatori
etnici della nostra civiltà contadina, racconta nel video, una riguarda l’antica
sede del comune di Montecalvo Irpino che, a inizio del 1900, si trovava in
Piazza del Purgatorio, alla destra della chiesa del Purgatorio, in quella parte
del palazzo in cui vi è attualmente un bar, alle spalle del monumento.
Cerimonia davanti alla Chiesa di San Gaetano
Mi
fa molto piacere che don Giancarlo Scrocco, parroco di
Montecalvo Irpino, abbia organizzato, il 18 agosto 2024, una
cerimonia religiosa davanti alla chiesa di San Gaetano da
Thiene, abbandonata da dopo il sisma del 1962, nella cui
cripta dovrebbero ancora trovarsi le salme dei parenti per
parte materna di S. Pompilio Maria Pirrotti (Montecalvo I.
1710 Campi Salentina-Le 1766). Personalmente vivo a Trento
dal 1973, ma scrissi diversi articoli sull'attività di don
Teodoro Rapuano, fondatore del Museo Pompiliano, in una cui
vetrina sono esposti diversi miei reperti: 26 medaglie sacre
antiche, una piccola croce e 8 monete del `700. Nell'anno
2000, partecipai come relatore, con lo scrittore irpino
Aniello Russo e l'archeologa Lucia Portoghesi, grande
studiosa italiana di tessuti antichi, al convegno sul
Giubileo 2000, organizzato dal comune di Montecalvo nei
locali del palazzo dell'Ente Rosa Cristini. (continua)
Felice da Corsano (Corsano,
... – 20 settembre 1526) è stato un religioso e beato italiano,
appartenente all'Ordine di Sant'Agostino.
Felice nacque nella prima metà del Quattrocento nel borgo di Corsano
che, a quell’epoca, costituiva un'universitas autonoma nell'ambito
della contea di Ariano nonché una parrocchia della diocesi di
Ariano. Studente a Napoli presso gli Agostiniani di San Giovanni a
Carbonara, divenne presto dottore in lettere e teologia nonché
baccelliere, archivista e storico dello stesso Ordine Agostiniano.
Nel 1470, unitamente ad alcuni suoi confratelli, si recò nella
tenuta boschiva di Valle in Vincolis (estesa su 111 ettari) presso
Deliceto, nel Subappennino dauno. In quel luogo, grazie al
contributo del marchese Piccolomini, feudatario del posto, fondò il
convento di Santa Maria della Consolazione con una chiesetta
a pianta rettangolare, un chiostro e una grotta-rifugio con
tre stanze che costituì il suo eremo. Conclusi i lavori
padre Felice ritenne opportuno elaborare un progetto di
riforma per il suo Ordine Eremitano di Sant'Agostino. (continua)
Il
contadino che cantò il 2 giugno.
Il
pomeriggio di sabato, 29 luglio 2006, potrà essere ricordato per un
evento importante, relativamente a quel che resta dei canti
contadini montecalvesi. L’etnomusicologo napoletano Roberto De
Simone, accompagnato da due collaboratori e dallo scrittore irpino
Aniello Russo, è venuto a Montecalvo da Napoli, per registrare
alcuni canti contadini. Personalmente li avevo già registrati negli
anni Novanta. Lui aveva avuto modo di ascoltarli, tramite l’amico
comune Russo, e si era dichiarato interessato ad alcuni di essi, in
particolare quelli cantati da Felice Cristino, Pannucciéddru, e
aveva espresso il desiderio di volerli registrare a sua volta,
nell’ambito della ricerca che sta conducendo attualmente sui canti
popolari nell’Irpinia e nella Campania.
(continua)
Alle
ore 17.00 di martedì 29 settembre 2009, ha preso avvio, dalla
cappella del santo, alla presenza delle autorità religiose, civili e
militari convenute in Montecalvo Irpino, la celebrazione solenne di
apertura del Giubileo Pompiliano, in occasione del Terzo Centenario
della nascita di Domenico Michele Giovan Battista Pirrotti, poi San
Pompilio Maria Pirrotti, sacerdote e religioso dell’Ordine delle
Scuole Pie, nato a Montecalvo Irpino (Av) il 29 settembre 1710 e
morto a Campi Salentina (Le) il 15 luglio 1766.Quest’anno che verrà
e che vede uniti, da sentimenti di gioiosa fratellanza,
l’Arcidiocesi di Benevento, di cui Montecalvo fa parte da sempre, e
di Lecce, l’Irpinia, il Sannio e il Salento, sarà straordinario sia
per gli eventi liturgici, spirituali e culturali che lo
caratterizzeranno che per le iniziative pastorali e sociali,
ispirate alla spiritualità pompiliana, che saranno intraprese.
Il 17 luglio 2008 è stato inaugurato il Museo
della Religiosità Montecalvese e della Memoria Pompiliana.
È il primo museo del paese, con sede nel Palazzo Pirrotti di
Montecalvo Irpino, casa natale di S. Pompilio Maria Pirrotti.Forse, tutto è iniziato o ha subito un’improvvisa e
imprevista accelerazione il 16 marzo del 2001, quando,
murate in un sottoscala di casa Pirrotti, agli operai
intenti ai lavori di restauro dell’edificio non pare vero il
rinvenimento di alcune statue lignee, che, seppure
malridotte per le ingiurie del tempo, a un successivo e
approfondito esame da parte degli esperti della
Soprintendenza di Salerno e Avellino, sotto la direzione di
Giuseppe Muollo, sono identificate come la statua della
Madonna dell’Abbondanza, “Mamma Bella” per S. Pompilio, la
statua di S. Lorenzo martire e il busto della Madonna
Addolorata.
Si era
aperto solennemente il 29 settembre 2009.La figura
di San Pompilio Prendeva avvio dalla sua cappella, nel giorno della sua
nascita, il pomeriggio del 29 settembre 2009, presenti le autorità
religiose, civili e militari convenute in Montecalvo Irpino, l'apertura
solenne del Giubileo Pompiliano per il Terzo Centenario della nascita di
Domenico Michele Giovan Battista Pirrotti, poi San Pompilio Maria Pirrotti.Di nobili
origini e con antenati napoletani, egli nasceva a Montecalvo il 29 settembre
1710 ed era ragazzo quando rimase affascinato dalle prediche
di P. Nicolò Maria Severino di S. Pietro degli Scolopi di
Benevento, giunto in paese per le prediche della Quaresima.
LO ZIO D’AMERICATesto poetico
con nota sull'emigrazioneQuesto testo
rispecchia più o meno fedelmente quel mondo di affetti divisi,
patrimonio comune sino agli anni Sessanta del Novecento e raccontato
durante i lavori nei campi o dalle donne alle fontane e ai lavatoi
pubblici. Fino a quegli anni, qualche ragazzo o ragazza ancora partiva
dal paese per l’America, dopo aver contratto matrimonio per procura con
qualche discendente degli emigrati di inizio Novecento. Lo zio in
questione è il mio prozio Pompilio Iannone.
Quando, una ventina di anni fa, chiesi a un mio amico, che aveva pure
lui dei parenti americani, di tradurre in inglese questo testo, come
aveva già fatto con un’altra mia poesia, mi rispose che, nonostante la
bellezza struggente del contenuto, non se la sentiva. Aveva troppo
rispetto per i parenti, ormai americani di seconda e terza generazione.(continua)
LU SAMMUCCHJUTesto poetico sul sanguinaccio con
nota sull'uccisione del maiale
Almeno all’inizio della propria esistenza, il maiale viveva in
simbiosi con la famiglia contadina. Era in semilibertà e seguiva i
padroni nella campagna. Fattosi più grande, era necessario
chiuderlo in un porcile, róddra,
e qui, salvo brevi momenti di libertà, era recluso sino alla fine
dei suoi giorni. Se tendeva a scavare la terra col suo grugno, gli
veniva applicato un fil di ferro alla punta del naso e ciò lo
scoraggiava dal proseguire nella sua innata voglia di dissodatore,
perché quel ferro a ogni affondo gli procurava dolore.Il
maiale era la riserva di proteine e di grasso per tutto l’anno per
la famiglia contadina, grazie ai salumi, al lardo, alla ventresca
e al guanciale salati, alle spalle, ai prosciutti e ai capicolli,
che si appendevano ad asciugare alla pertica in cucina, e alle
costine e soppressate sott’olio o sotto sugna, buone anche in
estate.(continua)
IN
IRPINIA LE FABBRICHE CHIUDONO, LA DISOCCUPAZIONE CRESCE, UNA
VIABILITÀ PROBLEMATICA, I PICCOLI COMUNI NON CE LA FANNO PIÙ…
Il convegno di Cairano
7x, del 29 luglio 2011, nell’ambito de “I giorni di
San Leone”, ha fatto il punto su una situazione
drammatica: la politica e gli operatori culturali
s’interrogano, si lanciano idee ma non bastano, non
più soldi a pioggia ma i progetti latitano
La verde Irpinia… E ci si domanda: “Ma è sempre
verde?”. E la risposta potrebbe essere: “Sì, ma ormai
non è più il verde speranza!”. E ciò, purtroppo,
accade in questa provincia, proprio ora, in piena
globalizzazione, col panorama nazionale e quello
internazionale assai compromessi e angustiati
finanziariamente ed economicamente. E le speculazioni
di nuovo la fanno da padrone. Non eravamo usciti dalla
grave crisi del 2008 e ora ce n’è un’altra.L’Irpinia ha da
sempre paesaggi straordinari di colline con paesi
arroccati, ruderi che ispirano tante storie e
cunti del passato,
tante montagne boscose. E poi fiumi e laghi: essa
disseta da sempre la Puglia! Offre la sua salubrità
ambientale, il silenzio ristoratore a chi è capace di
staccare la spina dalle attività di routine, ambienti
urbani postmoderni, frutto spesso della riedificazione
disordinata nei post terremoti, tanti agritur, le sue
cattedrali restaurate e nuovi musei.(continua)
memoria vivente
della Costa della Mènola a Montecalvo Irpino
Era la madre
di Angelo Siciliano
Domenica, 24 luglio 2011, all’alba, ci
ha lasciato Mariantonia Del Vecchio, vedova di
Silvestro Siciliano e madre di Angelo, che ha raccolto
la sua cultura orale. Era “’Ntunètta”
per i tanti compaesani che la conoscevano. Avrebbe
compiuto 89 anni il primo ottobre prossimo.
In febbraio 2006 era
stata colta da un ictus, che le aveva in parte
offuscato l’infallibile memoria, e da allora era
costretta in carrozzella. Viveva in campagna col
figlio Mario, o Pompilio, come è noto in paese,
accudita amorevolmente dalla nuora Maria e dalle
nipoti Elisa e Silvana.
Era una donna minuscola
ma energica e iperattiva, e, prima di soccombere al
male, un paio di volte la settimana percorreva le vie
storiche del paese, con una cesta sul capo, per
rifornire, a seconda delle stagioni, i suoi clienti,
che poi erano anche i suoi amici, di frutta e verdura.(continua)
“Nunzia’!”,
così la chiamava il marito, Felice Cristino, ad Annunziata Blundo.
Ma per noi era “zi’ Nunziàta”,
una bella donna contadina, alta, un portamento da matrona, una
grande mamma per i tre figli, che ancora ricorrevano a lei, e nonna
amorevole con tutti i nipoti.Il marito se ne andò a 89 anni
all’inizio di febbraio 2010. Lei, nata il 9 febbraio 1930, di anni
ne aveva fatti 81 e li portava bene.La loro vita era scandita
dall’alternarsi delle stagioni, dalle siccità e dalle piogge
talvolta dannose, dagli usi e costumi, di cui erano depositari e che
sapevano trasmettere con naturalezza e cordialità a coloro che li
frequentavano.
Angelica
Poema contadino
ottocentesco cantato
in dialetto irpino di
Montecalvo Irpino
di 107 quartine
Trascritto, tradotto
e illustrato da Angelo
Siciliano
Informatori: Mariantonia Fioravanti e
Felice Cristino
Postfazione di Giovanni Kezich(Si
cerca un editore nazionale)
Storia d’un ritrovamentoNel 1987 iniziavo a
recuperare, trascrivere e ricreare la cultura orale del
mio paese natale, Montecalvo Irpino. Ritenevo di poter
risolvere l’operazione circoscrivendo la ricerca
all’aspetto esclusivamente letterario di quanto gli
antenati, per secoli, avevano ripreso dalla cultura
ufficiale, prodotto o rielaborato autonomamente e
sedimentato. In sostanza presumevo che tutta la
questione si potesse risolvere semplicemente
trascrivendo i cunti,
i detti, le filastrocche, le maledizioni, ecc., dando
valore preminente ai testi raccolti o ricreati.(continua)
Paolo
Toniolatti – critico letterario e
autore di questa scaletta di lavoro, letta
con Antonio de Castel Terlago – analizza 9 poesie di A. Siciliano
che ha scelto personalmente.LE COSE CHE
DICO
di
Angelo SicilianoLe cose che dicosono confusema le sento fortemente.Se meditassile direi allo stesso modo.da:
Versi biologici, Tipografia Artigianelli,
Trento 1977, pag. 7Quasi una dichiarazione
di poetica questi cinque versi. La prima poesia della raccolta “Versi
biologici”,
edita a Trento nel 1977, di Angelo Siciliano, insegnante,
giornalista pubblicista, poeta e ricercatore della parola,
pittore... (continua)
Angelo Siciliano,
poeta della memoria contadina - di
Paolo Saggese
(Sul
quotidiano Ottopagine di Avellino del 19.1.2011)
Resto ammirato di
fronte alla produzione poetica, artistica e
antropologica di Angelo (all’anagrafe Angelomaria)
Siciliano, nato a Montecalvo nel 1946, e che, da
una vita ormai, ha abbandonato con il “corpo”
l’Irpinia. Nel 1965, infatti, aveva preso la
strada per Napoli, in attesa di laurearsi alla
“Federico II” in economia, poi il servizio
militare, e dal 1973 si è trasferito a Trento,
dove ha insegnato negli Istituti superiori e
tutt'ora vive con la sua famiglia. Egli
appartiene, dunque, pienamente a quelli che
abbiamo definito i “poeti della diaspora”.
Del resto, lo
stesso Siciliano, nella “Premessa” ad un fascicolo
autoprodotto ed edito in quindici copie nel 2010,
scrive: “Pur vivendo a Trento dal 1973, idealmente
non mi sono mai separato dalla mia terra natale,
Montecalvo e l’Irpinia. Solido permane il senso
d’appartenenza alla civiltà mediterranea”.(continua)