Nelle terre di confine tra Irpinia Nord-Orientale e Sannio occidentale
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Link del post su Fb del 2022:
Da bambino fui come una “spugna”, che tutto assorbiva ascoltando parenti e amici di famiglia, da adulto imparai a conoscere le “Biblioteche viventi” del nostro territorio, i poeti-cantatori che vivevano come pastori-contadini, i braccianti, i dipendenti dei massari, uomini e donne, ad ascoltarli, a interrogarli, come facevano gli antichi con la Sibilla Cumana, ma privilegiando il passato, e con alcuni di loro si scorrazzava per il nostro territorio, ricco di miti, luoghi magici e storie antiche dimenticate o cancellate. Con la ricerca sul campo ho recuperato un patrimonio di miti e luoghi magici, grazie alla cultura orale contadina e all’immaginario collettivo: storie (Lu Trattùru, Préta pìcciula, Pietru Bajalàrdu, Lu Pónt di li diavuli, Li ‘Mbóddre, Lu siérru di la corte, Lu siérru di li ffórche ecc.); miti (Lu Scurzinàle, Lu Travóne, Lu ‘Mpussassàtu, Janare, Scazzamariéddri, Lupi pumpinàri ecc.); cunti antichi e blasoni etnici sui vari paesi. Ho operato in quello che considero un “Cerchio magico territoriale” straordinario, attraversato dal Tratturo Pescasseroli Candela e diversi tratturelli, nella cui memoria etnica ho fatto ricerca per decenni. Dal cuore di questo Cerchio magico si dirama la Via Herculea, dalla via Traiana del Sannio meridionale, all’altezza della città sannita di Aequum Tuticum, di cui sono rimasti alcuni reperti accolti nei musei di Ariano Irpino e un sito archeologico dimenticato, per procedere in direzione sud, verso il cuore della Lucania. Mi sono mosso tra Buonalbergo, Casalbore, Ginestra degli Schiavoni, Malvizza, Castelfranco in Miscano, Montefalcone, Roseto Valfortore, Faeto, Celle di San Vito, Greci, Aequum Tuticum, Ariano Irpino, Montecalvo Irpino, Corsano, Sant’Arcangelo Trimonte (l’antica Montemalo), Apice e Paduli, per arrivare a lambire pure Montaguto, Panni, Bovino, Troia, Monteleone di Puglia e Monticchio. Ho raccolto e trascritto in versi (oltre 30.000), in quella che considero la mia lingua materna in esilio, vale a dire il dialetto dell’Ottocento di Montecalvo Irpino, grazie alla cultura orale, alla cultura materiale e al patrimonio immateriale, cunti antichi, aneddoti, detti, maledizioni, filastrocche, storie…
QUI PROPONGO ALCUNI BLASONI ETNICI, NEL MIO DIALETTO IRPINO DELL’OTTOCENTO DI MONTECALVO IRPINO: Murgiàri di Bunipriéulu zillùsi di Casàrbulu matti di Muntimàli distimòniji d’Àbbici ‘mbrijacùni di Munticàlivu.
Traduzione Murgiai di Buonalbergo (BN) / tignosi di Casalbore (AV) / matti di S. Arcangelo Trimonti (BN) / testimoni di Apice (BN) / ubriaconi di Montecalvo (AV).
Cumpàri di Munticàlivu e distimòniji d’Àbbici.
Traduzione Compari di Montecalvo (AV) / e testimoni di Apice (BN). (A. Siciliano – 29.09.2020)
Commenti su Facebook Forte volontà di apprendere mista a tanta curiosità e capacità di osservazione. Sei ammirevole, Angelo! Grazie, cara Giacomina, peccato che tutto questo materiale prodotto non è pubblicato sul cartaceo, perché sono un emigrato e in paese non riuscii a far creare una fondazione per questo tipo di operazione. Buonanotte. Angelo, buonanotte a te! Angelo Siciliano buongiorno mi interesserebbero le testimonianze raccolte a Castelfranco in Miscano paese dei miei avi. Gentile Patrizia Antinozzi, il suo cognome c’era anche a Montecalvo, perché un Antinozzi di Castelfranco aveva sposato a inizio ‘900 una signora della borghesia montecalvese che di cognome faceva Caccese. I loro figli o emigrarono o sono deceduti. A Castelfranco esiste un palazzo Antinozzi, ma vi passammo davanti in macchina e non lo fotografai. A Montecalvo Irpino raccolsi un frammento di un canto satirico su San Fedele di Castelfranco:
SAN FIDELE Donne: San Fidéle nostro, a la pruvèja! Uomini: Chi cazzu ti lu lèva a la pruvèja! Nota S. Fedele si festeggia a Castelfranco in Miscano (Bn), l’ultima domenica di settembre. Questo frammento è una parodia volgare del canto ascoltato alla processione in onore del santo. Veniva cantato da alcuni contadini montecalvesi, per divertimento, durante i lavori nei campi, alla fine dell’Ottocento. Ad proelium, dal latino, è un’esortazione alla battaglia. Canto di Mariantonia Del Vecchio, contadina (1922-2011), registrazione del 1999, trascrizione e annotazione di Angelo Siciliano.
Buonasera, di Palazzo Antinozzi ce n'erano due: uno del mio bisnonno Antonio che è ancora in piedi ed uno di fronte del cugino di mio nonno (non so il nome del padre)... il palazzo di Don Alfonso che è stato abbattuto. Patrizia Antinozzi, una Antinozzi, figlia dell’Antinozzi di Castelfranco, era proprietaria di grandi estensioni di terra coltivata alla Starza, territorio arianese, e a Troia (Fg). A Troia nostri parenti, alla Starza non so. Greci è diverso come lingua. A Greci si parla “ricéscu”, l’arbëreshë, l’albanese.
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