RICORDO DI MIO PADRE IRPINO, SICILIANO SILVESTRO, GIOVANE CONTADINO E BRACCIANTE COMUNISTA NEL 1945


  Ritorna ad Articoli e saggi
 

Una microstoria irpina della classe subalterna, con poesia e immagini, e scampoli di vita civile e politica di Montecalvo Irpino.
Mio padre, Silvestro Siciliano (21.11.1924 ­ 15.11.1949), contadino e bracciante comunista, fu amico di don Pietro Cristino (Montecalvo 1882 ­ 1962) (il `don', riduzione di donno, signore, dal lat. Dominus, titolo riservato a principi e sacerdoti, era un retaggio che gli Spagnoli lasciarono nei territori italiani di proprio dominio, per i gentiluomini e le persone di riguardo), socialista e orgoglioso antifascista di Montecalvo Irpino che il regime fascista teneva sotto controllo, segregandolo in casa quando si svolgeva qualche manifestazione politica importante o vi era qualche esponente della casa reale dei Savoia che girava per l'Irpinia.

 

                         

La sezione del Partito Comunista Italiano era stata fondata a Montecalvo Irpino, in Via Roma, nel gennaio del 1944, col nome di "Circolo di cultura della Sezione Comunista Giuseppe Cristino", con la benedizione del parroco don Michele Bellaroba, sia alla sezione sia alla bandiera rossa, ricamata da Vincenzina La Vigna, dirigente della locale Azione Cattolica femminile e fidanzata di Antonio Smorto, con cui si sarebbe sposata. Tra i fondatori vi erano Antonio Giasullo, Antonio Pappano, Pompilio Santosuosso, Fedele Schiavone, Antonio Smorto, Antonio Tedesco e altri.

                    

Pietro Cristino, farmacista, prima socialriformista e poi socialista dal 1924, era padre di Giuseppe (1918-1941), morto in Spagna prigioniero di Franco, per aver partecipato alla Guerra civile spagnola nelle fila delle Brigate internazionali. Dopo l'avvento del fascismo nel 1922, Pietro Cristino fece le sue scelte politiche e operò in opposizione al regime. Sottoposto a restrizioni severe delle libertà personali, a seguito della "ammonizione" della Questura, motivata dalla sua accertata attività sovversiva, egli sopportò con dignità ogni vessazione, compreso un breve arresto cautelare, in occasione delle nozze di S.A.R. il Principe Ereditario, celebrate il 12 gennaio 1930.

Intransigente oppositore del regime, divenne un punto di riferimento morale per gli antifascisti montecalvesi e per quelli dei comuni vicini, perché col tempo ogni forma d'azione politica gli era impedita, con ispezioni e controlli rigorosi di polizia.



Diventò il primo sindaco democraticamente eletto nel 1946, in un comune, Montecalvo Irpino, dove non si era mai sopito lo spirito democratico e antifascista. Gli ultimi anni della sua vita li avrebbe trascorsi seduto e silenzioso su una sedia, a causa di una paralisi che l'aveva colpito, sostituito nella carica di sindaco da Francescantonio Panzone, anche lui socialista. Ireneo Vinciguerra (Ariano Irpino 1887-1954), socialista e antifascista di Ariano Irpino, fu deputato dell'Assemblea Costituente e amico personale di Pietro Cristino. Il 7 aprile 1946 partecipò a Montecalvo alla sfilata e alla manifestazione per l'elezione di quest'ultimo a sindaco del paese. La sfilata per le vie del paese fu ampiamente fotografata e sul web girano queste stesse foto, che non sono né descritte né didascalizzate ma riportano un marchio abusivo.

Agnese Cristino, cugina di mio padre e nuora, per averne sposato il figlio Oreste, di Pietro Cristino di cui ereditò l'archivio, nel 2004 mi affidava nove foto della sfilata del 7 aprile 1946, scattate tutte dal fotografo professionista Nicola Auciello, perché le utilizzassi per i miei articoli. Io le scannerizzai e poi gliele restituii. In quattro di esse compare la figura di mio padre, in una mia madre con sua sorella e sua madre, e ho riconosciuto molti compaesani che conoscevo con i loro soprannomi. Link del mio articolo su Pietro Cristino e suo figlio Giuseppe:
http://www.angelosiciliano.com/RICORDANDO%20GIUSEPPE%20E%20PIETRO%20CRISTINO.htm

Link del mio articolo con l'intervista ad Antonio Smorto, segretario della Camera del Lavoro, prima a Montecalvo e poi ad Avellino, e uno dei fondatori della sezione del P.C.I. a Montecalvo:
http://www.angelosiciliano.com/INTERVISTA%20AD%20ANTONIO%20SMORTO%20RAGAZZO.htm
 
PÀTRIMU LU CUMUNISTA

Si chjamàva Silivèstru pàtrimu
e `ddrù nomu com'a ppapa Silivèstru
ci l'era missu tatón'Angilumarìju,
ca s'era lèttu Lu rijàmu di Francia e ssi
nasceva fèmmina la chjamàva Nnastasìja, com'a
la principessa di Russia.
Quannu nasciétt'ìju, pàtrimu era già
cumunista com'a ttant'ati di lu paese,
lu paese russu di l'Irpinia,
e amicu di don Pietru
Cristinu, sucialista, ca li
fascisti tinévunu come
carciaràtu,
e fu lu primu
sìnnicu ch'ascètt a lu quarantasèji, sùbitu dòppu la uèrra,
cu la lista
sucialcumunìsta di la Spiga. Ìju
nasciétt pócu dòppu
`nd'a lu casìnu andó `nfacc'a lu muru
iddr'era disignàtu la fàuc'
e martèllu e mi facètt sippónda
di tatóne ch'era muórtu
a lu trentanóve e ppi mi
fa cumpagnìja a ppiédi di la
cùnnila si prucuràvu
nu cacciuniéddru jancu ca
chjamàvu Stalìnu,
com'a Baffóne, e cquannu facètt ruóssu
tinéva n'uócchji ca
li lacrimijàva sèmp,
pi na uanciàta ca li dètt nu jattóne
ca iddru `mpircudéva. Pàtrimu
si ni jètt a lu quarantanòve,
dòppu tanta uaji passati
cu la malaria e mmègliu fu pi iddru,
accussì nun bidètt lu magna magna
e li uasti ca faciérnu
li dimucristiàni dòppu li duji
tirramóti. Puru mamma era
cumunista, ma éddra, ca tinéva
capu e brazza bóne pi la fatìja,
`n si dév'a scopre,
sinnò facévunu parzialità,
eppuru, l'aiuti ch'arrivàvunu
da la Mèrica e chi li bbidètt,
ca èrnu li parrucchjàni
ca si li spartévunu chjù di l'ati
cu li priéviti ca nni l'abbastàva
l'affittu di tanta terre! Stalìnu
criscètt cu mme
fin'a nnòv'anni, po', pi na magnàta
di cuccitiéddri muorti, truvati
jittàti pi la vija, stinnètt li piedi
e pi me fu come
si pàtrimu fóss muórtu n'ata vóta.

Angelo Siciliano Zell, 5 novembre 2015
MIO PADRE IL COMUNISTA

Si chiamava Silvestro mio padre
e quel nome come papa Silvestro glielo impose
nonno Angelomaria, che aveva
letto il libro `I reali di Francia' e se fosse
nato femmina la chiamava Anastasia, come
la granduchessa di Russia.
Quando nacqui io, mio padre era già
comunista come tanti altri del paese,
il paese rosso d'Irpinia,
e amico di don Pietro
Cristino, socialista, che i
fascisti tenevano come
recluso,
e fu il primo
sindaco eletto nel 1946, subito dopo la guerra,
con la lista
frontista della Spiga. Io
nacqui poco dopo
nel casino sul cui muro
egli aveva graffito la falce
e martello e mi nominò
sostegno del nonno ch'era morto
nel 1939 e per mia
compagnia ai piedi della
culla si procurò
un cucciolo di cane bianco che
chiamò Stalin,
come Baffone, e fattosi grande
aveva un occhio che gli
lacrimava sempre, per
un'artigliata che gli rifilò un gatto
che lui perseguitava. Mio padre
morì nel 1949,
dopo tante sofferenze patite
con la malaria e meglio fu per lui,
così non vide l'approfittarsi
 e le malefatte
dei democristiani dopo due
terremoti. Pure mia madre era
comunista, ma lei, che aveva
testa e braccia buone per lavorare,
non si rivelava,
per non ricevere torti,
eppure, gli aiuti che giungevano
dagli USA e chi li vide, erano
quelli delle parrocchie a
spartirseli più di altri coi
preti cui non bastava
l'affitto per tante terre! Stalin
il cane crebbe con me
fino a nove anni, poi, per una scorpacciata
di coniglietti morti, che trovò
buttati sulla via, morì
e per me fu come
se mio padre fosse morto di nuovo.
   

Nota Mio padre Silvestro Siciliano (21.11.1924 ­ 15.11.1949), fu contadino e bracciante comunista di Montecalvo Irpino (Av) e risolse la sua esistenza nel mese di novembre, in cui nacque e morì. Josif Stalin, protagonista della rivoluzione bolscevica del 1917 e poi dittatore dell'URSS dal 1924 al 1953, si liberò negli anni Trenta di intellettuali, compagni, dissidenti, oppositori e comandanti dell'Armata Rossa, attraverso le terribili "purghe" che fecero almeno 800.000 morti. La gente scherzava dicendo: "Adda minì Baffone!". Questo per via dei lunghi baffi di Stalin. Mio nonno Angelomaria Siciliano (28.2.1882 ­ 4.1.1939), contadino, che io non conobbi, era il saggio della contrada Costa della Mènola, a Montecalvo Irpino, dove passava tanta gente che andava a lavorare la terra nei valloni. Viveva con la famiglia nel casino di campagna, detto "Casino di Minòcchio", dal cognome del commerciante di ferramenta che glielo vendette e che aveva il negozio, "la putéja", all'imbocco di Via S. Caterina, "Via di la Chjazza di sótta", dietro la Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, abbattuta assieme al convento di S. Caterina d'Alessandria dopo il terremoto del 1930. "Minòcchio vinnéva puru li ssanguètt" per il salasso di chi stava male e "l'allivàva `nd'à la funtana d'acqua `ndrijanèddra, da còpp'a l'uórtu". Come toponimo è rimasto "La funtan'a li ssanguètt". Attorno al focolare e durante i lavori nei campi egli raccontava storie lette nel libro `I reali di Francia' dello scrittore medievale Andrea da Barberino, Andrea Mengabotti o Andrea de' Mengabotti (Barberino Val d'Elsa, 1370 circa ­ 1432 circa), che probabilmente aveva comprato a Napoli all'inizio del Novecento, in uno dei suoi tre viaggi di andata e ritorno dagli USA, dov'era emigrato per lavoro. Leggendo questo libro, egli s'ispirò, per il nome di mio padre, alla figura di Papa Silvestro I, papa all'epoca dell'imperatore Costantino dal 314 al 337, fatto poi santo. Se fosse nato femmina, l'avrebbe chiamata Anastasia, come la granduchessa russa (1901-1918), quartogenita dello zar Nicola II e della zarina Alessandra, uccisa assieme a tutta la famiglia per ordine dei bolscevichi. Andrea da Barberino fu uno scrittore importante, perché inventò l'arte del poema di genere cavalleresco ed ebbe seguito in autori successivi, tra cui troviamo Luigi Pulci, Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto. Mio nonno, con due sorelle, restò orfano di padre a cinque anni, fu mandato "a padrone", vale a dire a lavorare presso un massaro e il trauma del distacco creò una sorta di barriera tra lui e sua madre, che intanto si risposò ed ebbe diversi altri figli. La madre, rimasta di nuovo vedova, si sposò per la terza volta ma non ebbe più figli e morì in seguito a una caduta dal basto dell'asina, su cui era seduta, mentre si recava per affari ad Ariano Irpino. In famiglia non trovai informazioni a riguardo dell'alfabetizzazione del nonno Angelomaria. La prima cellula del Partito Comunista Italiano fu fondata a Montecalvo Irpino, in Via Roma, nel gennaio del 1944, col nome "Circolo di cultura della Sezione Comunista Giuseppe Cristino", con la benedizione del parroco don Michele Bellaroba, sia alla sezione sia alla bandiera rossa, ricamata da Vincenzina La Vigna, dirigente della locale Azione Cattolica femminile e fidanzata di Antonio Smorto, con cui si sarebbe sposata. Tra i fondatori vi erano Antonio Giasullo, Antonio Pappano, Pompilio Santosuosso, Fedele Schiavone, Antonio Smorto, Antonio Tedesco e altri. L'amministrazione comunale di Montecalvo, guidata da socialisti e comunisti, alleati nella Lista frontista della Spiga (a livello nazionale vi era il Fronte popolare, come unione elettorale dei partiti della sinistra contro le forze reazionarie o centriste) avente come simbolo la spiga di grano, durò dal 1946 fino al 1960 e il paese divenne una delle roccaforti rosse dell'Irpinia. Nel 1960 i democristiani, non senza polemiche, conquistarono il comune per qualche voto di differenza. L'avrebbero conservato a intervalli sino al 2004, per circa 26 anni, grazie al proselitismo, al trasformismo di tanti e al clientelismo. Contribuirono a gestire i fondi per la ricostruzione del paese, dopo i terremoti del 1962 e del 1980. Certi abbattimenti, incomprensibili, di palazzi e chiese importanti, l'abbandono del centro storico e di qualche intero quartiere periferico, come il Trappeto, hanno lasciato l'amaro in bocca a tante persone. In paese, che non ha mai avuto una biblioteca pubblica degna di tale nome, a riguardo della storia civile ci si basa su un equivoco o malcelato vezzo: si cerca di far coincidere la storia del paese con quella di nobili, Chiesa padrona di tanti terreni agricoli dati in affitto e borghesia locale, trascurando completamente la classe degli umili, l'unica a produrre ricchezza col proprio lavoro, vessata e parassitata da chi la dominava. Non si è stati in grado di assegnare, a vie o a piazze del paese, il nome di compaesani illustri, come Giuseppe Cristino, morto prigioniero del dittatore Franco in Spagna, e Gustavo Console, amico dei fratelli Carlo e Nello Rosselli e martire dell'antifascismo, cui è intestata una via di Firenze. Insomma, Montecalvo è il paese, in cui la storia delle persone degne e della gente comune continua a essere rimossa o cancellata.


Interventi nel post
Giovanni Luigi Panzetta
Molto bella anche questa, Angelo Siciliano...
Mario Marotta
Una bellissima testimonianza! Mai scordare il passato!
Lino Gambarota Caro Angelo è sempre un grande piacere leggerti. Ti saluto con grande affetto. Ciao Lino
Michela Monaco Che bello! È sempre emozionante leggerti. Tutto l'amore per Montecalvo e per la tua famiglia viene fuori in tutto quello che scrivi, raccogli e tramandi. Sei un bell' esempio per me. Grazie, davvero.
Italia Schiavone Un plauso alle donne di Montecalvo sempre in prima fila.
Antonio Testa
Che emozione.
Giuseppe Iorillo
Non finiremo mai di ringraziare Angelo per tutte queste testimonianze storiche riguardanti il nostro paese natio. Bisogna riconoscergli oltretutto la costanza, la pazienza nelle ricerche.
Angelo Siciliano Ciao Giuseppe, grazie, voi amici mi date grande energia.

Enrico Franciosi
Una bellissima storia.
Giuseppe Iorillo L'estate scorsa ho incontrato il fratello di Angelo. Mi ha ricordato che da bambini io gli vendetti due ruote di legno per il monopattino al costo di 25 lire. Io naturalmente non ricordavo nulla. Persona piacevolissima con cui conversare, pacato, dalle idee limpide e chiare, nonché una memoria formidabile. Si vede che tutte queste doti sono insite nella famiglia. Ricordo, ma vagamente, la madre, di questi due fratelli, vestita di nero con i "panni spezzati". Grazie ancora ad Angelo e al fratello di cui non ricordo il nome. Un abbraccio fraterno a tutti e due.
Angelo Siciliano Giuseppe, mio fratello si chiama Pompilio, Mario all'anagrafe. Grazie ancora e buona serata.
Angela Melito
Impossibile cancellare, tantomeno rimuovere. Grazie per la grande emozione!
Gerardo Gerry Iannone
Testimonianza per non dimenticare come la nostra democrazia ha prevalso sul fascismo e sul regime dittatoriale...
Angelo Pallotta
Bellissima descrizione. In dialetto trasmette tutt'altra emozione. Se può farti piacere, caro Angelo, a proposito di tuo padre che aveva il coraggio di professarsi antifascista, voglio dirti che mio nonno Francesco, che non ho conosciuto, siccome deceduto se ben ricordo nel 1957, quando avevo solo tre anni e vivevo con la mia famiglia in altro comune. Mi è stato raccontato da amici adulti che negli anni Trenta, quando era il periodo di elezioni, chiaramente fittizie, subiva lo stesso trattamento. Luigi Iannone Bellissima storia, specialmente il dialetto montecalvese.
Paola E. Silano
Della serie: micro-storie che devono essere ricordate.
Giuseppe Iorillo Angelo, mia madre negli anni `60, al Trappeto.



Angelo Siciliano
Complimenti, Giuseppe, una mamma sorridente in un quartiere perfettamente vissuto e agibile, com'era allora il Trappeto, da "Li 'Mbriéuli a lu Sirróne". La ricordo di vista, ma poi le persone le focalizzo solo se riesco a ricordare anche il soprannome. Mia madre la chiamavano " 'Ntunètta 'Silivèstru". Quando andavo a ritirare il pane, che lei aveva fatto e lasciato a cuocere al forno di "Angilélla e Pippinèlla Sciacquaglìna", sentivo e vedevo tante persone: "Angèlica la Lópa" col giradischi a tutto volume sulla finestra; la Cantina di Caccese ancora attiva per la mescita del vino; "Furliànu e Affrédu la Lópa assittàti fóre di la porta"; "Nicola Còlamorra, la mugliére di Pasquale Sciscióne, lu scarpàru Dunàtu Mussu stuortu e lu figliu Riccardo". Tutto questo mondo, ormai non c'è più da decenni.
Giuseppe Iorillo Vero. Ricordo anche io qualcuno dei personaggi da te citati. Mia madre era conosciuta come Donata Varrecchia, muglere di Gerardo Trancucciello. Mio padre era fratellastro di Pompilio detto Fra diavolo, marito di Teresa Leone che abitavano `Ngoppa a lu Vastione. Avevano tre figli maschi e una femmina che purtroppo morì giovanissima. Io non la ricordo e nemmeno tu, penso. Uno dei figli era Peppino, che purtroppo anche lui è morto qualche anno fa a Cologno monzese, alle porte di Milano. Tu dovresti ricordarlo perché tua madre e la madre di Peppino erano molto amiche.
Angelo Siciliano Ecco, Giuseppe, adesso è chiaro tutto. "Trèsa Lijóne, sore di Mariantonia Lijóne" era una bella donna e amica di mia madre, e veniva spesso da noi a dare una mano per i lavori in campagna. "Pumpìliu La Vigna, Trancucciéddru", il marito, era stato tanti anni sotto padrone dai massari, si risposò quando la moglie morì poco dopo il terremoto del '62. Mi dispiace per Peppino, l'aveva allattato "Amabulùccia d'Annìcula, mugliére di Lunàrdu la Jinnarèddra", con lui ci crescemmo insieme, poi ci si perse di vista con l'emigrazione. Il fratello Mario, più grande, era emigrato e si sposò in Svizzera. Un figlio ancora più grande si era sposato, mi pare, ad Apice. "Trèsa" aveva sempre la tragedia nel cuore, per la morte della figlia giovane sposata con uno dei Cillése. Di tuo padre ne parlava Peppino e diceva: "Zi' Cilàrdu".
Giuseppe Iorillo Perfetto Angelo, il mosaico è completo. Questa estate ho avuto modo di rincontrare Fedele Piscina, genero mi pare di Leonardo Jinnarèddra. Anche lui persona splendida, cortese ed educata. Si faceva un po' di tragitto insieme quando si andava a scuola, ma io sinceramente non l'avrei riconosciuto se non me lo avessero presentato. Sai, 55/60 anni sono tanti e si perdono tanti di quei ricordi. Ho rivisto volentieri Aurelio Bellucci, Antonio Luppino, Carlo Mobilia, detto Nerone. Però ho notato nella generazione attuale poca umiltà, molta esuberanza e direi addirittura strafottenza. Ho avuto anche delle discussioni sul web per alcune mie contestazioni sugli automobilisti, sul modo di guidare e specialmente di parcheggiare. Qualcuno addirittura mi ha minacciato. A questo punto mi rifugio nei ricordi o di quello che ne resta e mi consolo. Un caro saluto.
Angelo Siciliano Si può dire che sono cose normali le differenze generazionali. Me ne accorgevo negli anni Settanta, quando con mia moglie allevavamo i nostri figli col latte artificiale e i vasetti Plasmon. Il mondo della civiltà contadina stava tramontando e tutto il patrimonio di conoscenze, tramandato da bocca a orecchio dai nonni ai nipoti come cultura orale per secoli, con la civiltà industriale era ormai obsoleto e inutile. Questo è successo. Poi se vi aggiungiamo il consumismo, la rivoluzione delle comunicazioni coi nuovi media, la telefonia tascabile e l'elettronica di consumo, il quadro diventa più chiaro e completo. Indietro non si torna, ma l'illusione che ci si potesse permettere tutto, anche spese superflue e capricciose, è finita da tempo. I poveri sono in aumento, soprattutto tra i giovani, ma è soprattutto la povertà culturale e intellettuale che dovrebbe far pensare e preoccupare. Con la globalizzazione si fanno i conti con fenomeni nuovi: i beni di consumo e il profitto si producono soprattutto in paesi che una volta facevano la fame; il terrorismo internazionale di questi giorni è anche il risultato delle politiche dei paesi occidentali e della Chiesa, a partire dalle crociate, poi dal colonialismo e imperialismo per arrivare agli abusi delle multinazionali, veri predoni planetari. Questo è il mondo con cui fanno i conti i tuoi giovani contestatori. Ma forse non lo sanno, si sollazzano con quisquiglie e pinzellacchere.
Giuseppe Iorillo Aspettati anche tu qualche contestazione. Per qualcuno potresti aver enfatizzato troppo l'ideologia politica di tuo padre. Ho notato che a Montecalvo la sinistra è poco diffusa, anche se il sindaco è del PD. Ma cosa c'è di sinistra nel PD? Per quel che mi riguarda va benissimo così e approvo in pieno anche le tue considerazioni sull'attuale situazione mondiale. I nostri padri anche se non erano alfabetizzati (mio padre non è mai andato a scuola) sentivano comunque dei valori. Mio padre da giovane era dall'altra parte ma nella vecchiaia si è ricreduto. Succede. L'anno prossimo penso di fare ancora un giretto al paese e spero vivamente di incontrarti. Magari ci si sente ancora. Ti auguro tanta felicità.
Angelo Siciliano Contestazione, per cosa, non lo so, Giuseppe. Possono continuare a stendere un velo di silenzio sulla mia opera, come sono abituati a fare da sempre in paese. E penso che non sia invidia, ma noncuranza e, probabilmente, fastidio come fumo negli occhi per pochi o per molti. Siamo in democrazia e questo è consentito. Che si facciano avanti con la propria faccia, con nome e cognome, se hanno da dire qualcosa e ne riparliamo. Che non si nascondano nel vigliaccume! Non ho fatto mai politica partitica e non ho mai avuto tessere di partito, o ricevuto vantaggi vari con raccomandazioni, sotterfugi o intrallazzi. Cosa è diventato Montecalvo, non se ne rendono conto, ma noi emigrati vediamo il paese con mente lucida e fredda, ed è evidente come è stato ridotto in 50 anni di liti, veleni, interessi di parte, clientelismi, voti di scambio e tradimento di ideali. E poi non è nel mio stile sfilare la polpetta dal piatto altrui! Chi erano i vecchi democristiani del paese, se non i trasformisti pervenuti dal fascismo e fedeli alleati della Chiesa? Basta andarli a cercare nelle foto celebrative del ventennio fascista! Chiaramente anche alcuni della sinistra hanno abusato: basta guardare a chi si è fatto case e palazzi, comprandosi, da chi aveva più case lesionate, le perizie edili dei terremoti, per beneficiare dello scialo dei contributi pubblici. ­ "Tanto paga Pantalone!" ­ diceva il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. E poi ci fu lo scandalo delle diverse centinaia di falsi rimborsi IVA per l'edilizia antisismica in paese, dove c'erano destra e sinistra dentro, su cui ci si aspettava chiarezza. Se Montecalvo non è in grado di fare i conti con la propria storia, non quella di parte, autoelogiativa ed agiografica, ma quella vera, reale e obiettiva, potrà mettere solo qualche toppa qui e là e presumere di essersi fatto un abito nuovo. Non è stato in grado di ricordare degnamente neanche un esponente importante della propria borghesia: il Prof. Emerito Domenico Demarco, dell'Accademia dei Lincei e dell'Università di Napoli. E, giustamente, la sua biblioteca e l'archivio di famiglia, con documenti dei secoli passati, sono finiti all'Università del Sannio. Lo scenario politico e partitico italiano cambiò con la seconda repubblica e con l'ingresso in politica di Berlusconi. E si è giocata la lunga e noiosa partita tra Berlusconismo e Antiberlusconismo, e c'ha rimesso solo l'Italia, perché loro, i politici, c'hanno comunque guadagnato, quanto meno in liquidazioni e vitalizi. Ma era già caduto il Muro di Berlino nel 1989 e finiva il mondo diviso in due blocchi, che ci aveva sì evitato nuove guerre, ma alla lunga produsse gli scandali di Tangentopoli. Ora, non è che si stia meglio, con la corruzione che dilaga ancora nella pubblica amministrazione. E il PD accoglie alcuni eredi di DC e PCI, ed è inevitabile che le contraddizioni e i contrasti interni siano all'ordine del giorno. Per quel che mi riguarda, se creare arte e cultura significa fare anche politica, nel senso dell'orientamento delle idealità, questo è il mio orgoglio!
Gjo Cuoco Ciao Angelo, ho letto tutto, sei impagabile nel narrare i fatti accaduti; mi ha colpito molto la storia di Antonio Smorto che abitava vicino alla casa dei miei nonni e che io, anche se ero piccola, ricordo molto bene insieme alla moglie Vincenzina e il figlio Ivan (allora c'era anche la suocera di Smorto della quale non ricordo il nome). Li persi di vista quando la mia famiglia, nel 1955, si trasferì a Mirabella Eclano ma, per puro caso, nel 1964, ad Avellino rincontrai Vincenzina (che faceva un corso professionale di parrucchiera dove io ero andata a fare da "cavia") e fu una gioia incredibile ritrovarci. Rividi anche Ivan. Mio nonno era Gerardo La Vigna e mia nonna Iorillo Maria Grazia. Scusami se ti ho annoiato ma mi premeva farti partecipe di questo mio ricordo. Un abbraccio fraterno.
Angelo Siciliano Carissima Gjo, grazie a te per la vicinanza, accresci la nostra conoscenza con le persone normali, quelle di cui nemmeno la storia locale si occupa, ma a noi piace ricordarle, perché fanno parte della nostra memoria e allietano i nostri sentimenti. Io vidi Antonio Smorto una sola volta, avevo 10 anni e fu una sera del 1956, l'URSS aveva invaso l'Ungheria e lui, che dirigeva ancora la Camera del Lavoro di Montecalvo, proiettò delle diapositive sulla seconda guerra mondiale e sui lager nazisti, in una stanza affollata con adulti e bambini nella casa di "'Ndunijùcciu Shcatulìnu, abbasc'a li Fuossi", in Via Lungara Fossi. Poi, nel 1992, gli feci visita a casa sua a Castel d'Azzano, in provincia di Verona, dove si erano stabiliti, perché stavo facendo i conti con la nostra storia e mi fece piacere conoscerlo. E conobbi anche sua moglie Vincenzina e il loro figlio Ivan. Ho il rimpianto di non aver avuto in seguito sottomano i tanti documenti e le foto che conservava, per approfondire meglio fatti e persone del nostro paese. Insomma, mi sono dovuto accontentare e ho tracciato sommariamente quel che successe in quegli anni. Però, manca la storia di quel che succedeva durante il ventennio fascista in paese, io raccolsi poco grazie ai racconti delle persone. La verità è che in tanti, che erano compromessi col passato regime, hanno avuto interesse a seppellire nel silenzio il loro passato: vivevano da riciclati come democristiani col ricordo del duce nel cuore; di uno, che era sempre in divisa e camicia nera nelle cerimonie fasciste del paese e abitava in Via Roma (era sospettato dalla gente di aver ucciso un giovane montecalvese di guardia alla stazione di Montecalvo, perché l'aveva trovato addormentato durante un turno di guardia per i convogli ferroviari e l'aveva picchiato col calcio del moschetto), si raccontava che, negli anni '50 e '60, quando la nostalgia era tanta, sprangava la porta di casa, si vestiva in divisa fascista e girava così, salendo anche al primo piano della casa e, dal palazzo di fronte, lo vedevano se si era dimenticato di accostare gli scuri delle finestre. Questo è il mondo che ci lasciammo alle spalle e, andando avanti, non se ne parla più nemmeno sui social.
Gjo Cuoco Angelo Siciliano Grazie, ma che storie tristi e che crudeltà. Angelo Siciliano Cara Gjo, il '900 fu un secolo terribile, conquistarono il potere uomini carichi di ferocia e riuscirono ad annebbiare il cervello di masse di persone che furono mandate al macello. Per fortuna la democrazia ebbe il sopravvento.
Emilia Cardillo Bellissimi ricordi di famiglia e di una lotta per il popolo che non esiste più. Una volta era tanto diverso, ne so qualcosa, venendo da una grande famiglia comunista. Oggi? Non ho le parole per tutto, perché le persone oggi pensano solo ai propri interessi, hanno dimenticato l'umiltà.
Angelo Siciliano Ciao Emilia, grazie. Non demordere, sono passate tante "nottate", passerà anche questa! Noi, voltandoci indietro qualche valore, che magari abbiamo perduto, lo percepiamo ancora e, soprattutto, ci portiamo dentro una memoria e l'identità; quelli dell'elettronica di consumo devono sperare che vi siano sempre nuove generazioni di Smartphone per rinnovarsi...
Emilia Cardillo Grazie, per la comprensione! Certi valori che sono nati con il "cuore "non si cancelleranno mai!
Angelo Siciliano Buona serata, Emilia, e salutami il tuo papà.
Emilia Cardillo Proprio adesso gli stavo chiedendo delle cose, in riferimento ai vostri ricordi. Ricambia i saluti.
Angelo Siciliano Se scarichi le foto, e non risultano troppo sfocate, puoi fargli vedere i volti, a tuo papà, ingrandendoli col mouse, forse lui riconosce più persone di me. Era da qualche anno che avevo in mente di fare quest'operazione e spero che risulti interessante per molti compaesani. Se puoi, falle vedere anche a "zi' Pippinèlla Iorillo".
Emilia Cardillo Gliele farò vedere!
Emilia Cardillo Bellissime... Vostro fratello somiglia a vostro padre.
Perillo Michele
Caro Angelo, guardando la vostra vecchia casa di famiglia mi sembra di tornare bambino quando andavo alla Costa la Mènola.
Gina Narra
Angelo, in queste foto ci potrebbe stare anche mia mamma e mio papà, loro andavano sempre ai comizi.
Angelo Siciliano
Ciao Gina, devi scaricare le foto e guardare le facce attentamente ingrandendole. Io ho scoperto che ci sono mia madre, mia zia Carmela, la nonna materna e tante altre persone che conoscevo.
Giuseppe Pino Maiello
Mio nonno Antonio Pappano tra i fondatori del partito comunista di Montecalvo. Grazie Angelo Siciliano per le preziose testimonianze di storia di quello che è stato il paese della mia amata mamma Maria Pappano

Nel gruppo "Montecalvo Irpino on line"

Fiorina Basile Molto interessante questa ricerca.
Gjo Cuoco
Tutto ciò che scrivi mi interessa, grazie mille. Ti ho scritto sotto il link della storia di Antonio Smorto
Angelo Siciliano
Ho letto, cara Gjo, grazie a te, sto argomentando una risposta calzante che renda giustizia alla nostra memoria.
Gjo Cuoco
Angelo Siciliano, grazie, mio nonno Gerardo, di soprannome "cugnetto".
Angelo Siciliano
Gjo, forse ricordo di vista tuo nonno ma ricordo meglio "Custantìnu Cugnèttu" che le persone chiamavano "'Ntìnu" e aveva la casa sotto "Giuvannìnu lu uàrdiju", guardia municipale di cognome Tedesco, in fondo alla discesa a gradoni da Piazza Carmine verso il centro del Trappeto.
Gjo Cuoco
Angelo Siciliano Era il fratello di mio nonno, zio Costantino.
Angelo Siciliano
A chi è interessato a questo post e a saperne di più, suggerisco di cliccare, in alto, sulla data di quando lo postai la prima volta, il 23 novembre 2015, per leggere gli interventi che contribuirono a rendere meglio una parte della storia del nostro paese.

Nella pagina di "Piccoli Paesi" Word press Community
Massimo Sibilia La politica è stata sempre la rovina di Montecalvo vuoi per ignoranza, vuoi per interesse personale. La Montecalvo dei miei ricordi d'infanzia non ritornerà mai più e con essa le persone colpevoli della sua rovina.
Angelo Siciliano Personalmente non ho fatto mai politica partitica e non ho mai avuto tessere di partito, o ricevuto vantaggi vari con raccomandazioni, sotterfugi o intrallazzi. Cosa è diventato Montecalvo, non se ne rendono conto, ma noi emigrati vediamo il paese con mente lucida e fredda, ed è evidente come è stato ridotto in 50 anni di liti, veleni, interessi di parte, clientelismi, voti di scambio e tradimento di ideali. E poi non è nel mio stile, sfilare la polpetta dal piatto altrui! Chi erano i vecchi democristiani del paese, se non i trasformisti pervenuti dal fascismo e fedeli alleati della Chiesa? Basta andarli a cercare nelle foto celebrative del ventennio fascista! Chiaramente anche alcuni della sinistra hanno abusato: basta guardare a chi si è fatto case e palazzi, comprandosi, da chi aveva più case lesionate, le perizie edili dei terremoti, per beneficiare dello scialo dei contributi pubblici. ­ "Tanto paga Pantalone!" ­ diceva il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. E poi ci fu lo scandalo delle diverse centinaia di falsi rimborsi IVA per l'edilizia antisismica in paese, dove c'erano destra e sinistra dentro, su cui ci si aspettava chiarezza. Se Montecalvo non è in grado di fare i conti con la propria storia, non quella di parte, autoelogiativa ed agiografica, ma quella vera, reale e obiettiva, potrà mettere solo qualche toppa qui e là e presumere di essersi fatto un abito nuovo. Non è stato in grado di ricordare degnamente neanche un esponente importante della propria borghesia: il Prof. Emerito Domenico Demarco, dell'Accademia dei Lincei e dell'Università di Napoli. E, giustamente, la sua biblioteca e l'archivio di famiglia, con documenti dei secoli passati, sono finiti all'Università del Sannio. Lo scenario politico e partitico italiano cambiò con la seconda repubblica e con l'ingresso in politica di Berlusconi. E si è giocata la lunga e noiosa partita tra Berlusconismo e Antiberlusconismo, e c'ha rimesso solo l'Italia, perché loro, i politici, c'hanno comunque guadagnato, quanto meno in liquidazioni e vitalizi. Ma era già caduto il Muro di Berlino nel 1989 e finiva il mondo diviso in due blocchi, che ci aveva sì evitato nuove guerre, ma alla lunga produsse gli scandali di Tangentopoli. Ora, non è che si stia meglio, con la corruzione che dilaga ancora nella pubblica amministrazione. E il PD accoglie alcuni eredi di DC e PCI, ed è inevitabile che le contraddizioni e i contrasti interni siano all'ordine del giorno. Per quel che mi riguarda, se creare arte e cultura significa fare anche politica, nel senso dell'orientamento delle idealità, questo è il mio orgoglio!

 

Link del post su Facebook del 23.11.2015:
https://www.facebook.com/angelo.siciliano.35/posts/1179237395426365?__cft__[0]=AZXG2B0I7TQS8C1aroMymNJDNPdtsyddJ9koKo5Ae2 gXAW-4d6lOvd4fr83hNZnw_yjreqPbHuMs1CiaUMoG34C4ldPJTA5PhELj7Mcx_jYXrK5trSFsPpclSZeJfv2AZ5NyrvBOrivYPCrRD_Z4kG7&__tn__=%2CO%2CPH-R