La sua casa piena di
sculture è diventata un museo grazie all'inaugurazione della Casa
Museo della pietra il 4 agosto 2024 Link del video su YouTube:
https://youtu.be/l8sjevnAhXc?si=fay9KFUlXTQbm1pn
Conobbi Antonio Perna
di Castelfranco in Miscano (BN), la sera del 10 settembre 2023,
grazie all'amico comune Francesco Cardinale, che introdussi, qualche
decennio fa, nella ricerca etnomusicale tra i contadini montecalvesi.
Francesco aveva organizzato un incontro serale nei locali annessi
alla sua piscina, in contrada Cesine di Montecalvo Irpino (AV), e,
da professionista della pizza qual è, aveva preparato diversi tipi
di pizza per un gruppetto di amici di vecchia data, con comuni
interessi culturali, che aveva provveduto a invitare. Purtroppo,
alcuni di loro, per impegni pregressi, avevano dato forfait e così
quella sera ci ritrovammo solo in otto, compreso Francesco, a
degustare le ottime pizze che aveva preparato per tutti noi.
Si parlò di cose e questioni culturali e della difficoltà di portare
avanti iniziative e progetti locali.
Antonio Perna mi fu presentato come scultore e ci furono tra noi
un'intesa e una reciproca simpatia. Io e mia moglie, di lì a qualche
giorno, avremmo proseguito il nostro viaggio per la Calabria e lui
ci invitò a fargli visita, al nostro ritorno, nella sua casa-studio
di Castelfranco, in cui è raccolta ed esposta gran parte della sua
produzione artistica.
Al ritorno da Crotone,
dove avevamo visitato i musei locali e fatto alcuni giorni di
vacanze al mare, io e mia moglie fummo invitati a pranzo da Antonio.
Così ci recammo a Castelfranco e quando arrivammo alla sua casa, che
lui ha ideato e si è costruito con grande perizia in campagna, sulla
strada che porta a Montefalcone di Val Fortore (BN), fummo
affascinati dalla sua struttura architettonica decorata e circondata
da tante sculture, alcune ultimate e altre ancora in elaborazione,
come la fontana a forma di edicola con figure sacre, che davano
l'idea del laboratorio artistico a cielo aperto.
La struttura della sua abitazione appare come un'originale
casa-castello, con le pietre a faccia vista, le medesime che adopera
per le sue sculture e che preleva in genere nelle campagne
circostanti. E, in questo, si ritrova a fare anche un'opera
meritoria di pulizia ambientale dai grossi massi disseminati in
queste terre, che risultano essere ingombranti e pericolosi per chi
fa il coltivatore arando col trattore. A tavola ci ritrovammo in
sette: gli amici Francesco, Gaetano e sua moglie Rita, io e mia
moglie, più naturalmente Antonio e sua figlia Angela che aveva
preparato un pranzo sontuoso, accompagnato da un ottimo vino rosso,
prodotto da un'esperta vignaiola di Ginestra degli Schiavoni (AV).
Antonio Perna vive e opera in una terra che la civiltà agropastorale
arricchì nei secoli di tanti miti e leggende, comuni a tutti i paesi
del circondario, che personalmente, muovendomi sul campo, ho
repertato per decenni nella memoria etnica collettiva, in quello che
intesi come un "Cerchio magico territoriale" attraversato dal
Tratturo Pescasseroli Candela e da tanti tratturelli.
Dal cuore di questo "Cerchio magico" si dirama la Via Herculea dalla
via Traiana del Sannio meridionale, all'altezza della città sannita
di Aequum Tuticum alla Malvizza di sopra, di cui sono rimasti alcuni
reperti, accolti nei musei di Ariano Irpino (AV), e un sito
archeologico dimenticato, per procedere in direzione sud, verso il
cuore della Lucania. Mi sono mosso tra Buonalbergo, Casalbore,
Ginestra degli Schiavoni, Malvizza, Castelfranco in Miscano,
Montefalcone di Val Fortore, Roseto Valfortore, Faeto, Celle di San
Vito, Greci, Aequum
Tuticum, Ariano Irpino, Tressanti, Montecalvo Irpino, Corsano,
Sant'Arcangelo Trimonte (l'antica Montemalo), Apice e Paduli, per
arrivare a lambire pure Montaguto, Panni, Bovino e Troia. Ho
raccolto e trascritto in versi, in quella che considero la mia
lingua materna in esilio, vale a dire il dialetto dell'Ottocento di
Montecalvo Irpino, grazie alla cultura orale, alla cultura materiale
e al patrimonio immateriale, cunti antichi, aneddoti, detti,
maledizioni, filastrocche, storie (Lu Trattùru, Préta pìcciula,
Pietru Bajalàrdu, Lu Pónt di li diavuli, Li `Mbóddre, Lu siérru di
la corte, Lu siérru di li ffórche ecc.), miti (Lu Scurzinàle, Lu
Travóne, Lu `Mpussassàtu, Janare, Scazzamariéddri, Lupi pumpinàri
ecc.), blasoni etnici e 200 canti dei contadini montecalvesi.
Questa è un'area dell'Appennino campano frequentata sicuramente
nell'età della pietra e poi abitata dai Sanniti, in epoca storica,
prima della dominazione dei Romani. Sino ad alcuni anni fa era
servita dalla ferrovia Napoli Foggia, realizzata tra il 1862 e il
1883, che permise tanta emigrazione agli abitanti dei paesi
circostanti, a partire dalla fine dell'Ottocento. Antonio Perna
cominciò da ragazzo a plasmare delle figure in argilla e, nel corso
degli anni, si è fatto da solo acquisendo una grande sapienza e
maestria di artista-artigiano con gli scalpelli. È uno scultore
figurativo che ha guardato e assorbito dall'arte colta del passato e
subito la suggestione dei mascheroni sulle facciate di case e
palazzi, delle maschere apotropaiche dei conci di chiave delle case
dei paesi e delle sculture sacre delle chiese. Ha sintetizzato una
personale estetica figurativa, in parte erudita e in parte popolare,
piena di rimandi all'arte romana, greca e orientale, attingendo
tanto anche dall'immaginario collettivo. Ha costellato la sua vita
di fantastiche sculture in pietra, ha arricchito abitazioni con
elementi decorativi scolpiti e ha inventato significative soluzioni
architettoniche.
Antonio Perna sta popolando la memoria degli avi con figure che sono
delle vere e proprie magie di pietra, con dei panneggi-drappeggi e
un'audacia compositiva propria del barocco popolare. Nella sua
produzione artistica ha realizzato mascheroni, fregi e simboli
magici, figure diavolesche, opere con figure multiple, animali
mitici, busti di personaggi, colonne decorate come dei totem,
capitelli istoriati, bassorilievi, caminetti decorati,
edicole-fontane con figure sacre. E tra queste ha scolpito Cristo e
la Madonna, San Pio da Pietrelcina e ha ideato la Madonna del
Miscano, riferita al fiume Miscano, che ha come sorgente un gruppo
di ruscelli alle falde sud-occidentali del monte Difesa, a 970 m di
altitudine tra i territori di Faeto (FG), Castelfranco in Miscano
(BN) e Roseto Valfortore (FG), nei monti della Daunia, e attraversa
una lunga e dolce valle per 32 km, nel territorio di tre province,
Foggia, Avellino e Benevento, scorrendo lungo la linea ferroviaria
per sfociare nell'Ufita, affluente del fiume Calore che attraversa
Benevento.
Idealmente Perna ripopola, con tante sue opere, i rioni, le vie e
gli angoli dei paesi abbandonati. Ed è come se ad essi ridesse linfa
vitale, coi suoi rimandi alla cultura apotropaica dei secoli
passati, ai tanti cunti degli affabulatori contadini accanto ai
caminetti nelle fredde serate d'inverno. I volti delle sue figure
sono quasi sempre pieni ed espressivi e le sembianze richiamano
talvolta l'arte pompeiana. Egli si muove nel sacro e nel profano e
dà espressività alla memoria, alla storia, alle leggende della
fantasia popolare e ai miti di una terra antica che fanno capolino
dall'immaginario degli antenati. Perna ha imparato negli anni a
capire l'anima delle pietre, a interpretarne le venature, gli strati
geologici e le sfumature cromatiche, per dare forma alle sue opere,
caratterizzate da una grande varietà estetica e simbolica.Erede
degli antichi scalpellini che lavoravano finemente le pietre locali,
egli sa accostare o combinare più immagini o figure eterogenee nella
stessa scultura, come se fosse un orafo. Ma, mentre costui prima
plasma l'opera e poi fonde e cola il metallo prezioso nello stampo
che ne ha ricavato, Perna, con lo scalpello, asporta materiale dalla
massa della pietra per dare espressività alle parti delle figure che
ha deciso di fare emergere o che le venature della pietra gli hanno
suggerito di definire. Adopera diversi tipi di pietra con colori,
venature e durezza differenti che lo ispirano nel dare espressività,
fascino e forme variegate alle sue figure.
In definitiva il suo è
un inno alla qualità espressiva della rappresentazione, nell'intento
di perseguire un'ammaliante bellezza estetica. Nel 1997, presso
l'Hotel Olympia di Venezia, l'Associazione Centro Storico di Firenze
premiò Antonio Perna consegnandogli il "Leone d'Oro di Venezia 1997"
per le tante opere scolpite e i suoi meriti artistici.
Lui, che ha tanto lavorato negli anni ma che ha anche la passione
del canto, ha visto realizzarsi l'aspirazione di una vita. Tante
delle sue opere sono ora esposte nella sua casa, grazie
all'inaugurazione della Casa Museo della pietra, avvenuta il 4
agosto 2024.
Zell, 22 settembre 2024 Angelo Siciliano