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Notizie storiche sul Parco naturale Adamello Brenta
Franco Pedrotti è nato a
Trento nel 1934. In realtà è un Cognolòt.
E a Cognola è vissuto suo padre Patrizio, deceduto nel 2009
alla veneranda età di 103 anni, che gli inculcò l’amore per la
montagna.
Già da studente liceale frequentava
a Trento il Museo di Storia Naturale della Venezia Tridentina,
rinominato poi Museo Tridentino di Scienze Naturali. Partecipava
alle attività di carattere naturalistico con i botanici trentini
Giuseppe Dalla Fior, Benedetto Bonapace e Vittorio Marchesoni, che
lo avviavano alla conoscenza della flora del Trentino-Alto Adige.
Il Prof. Renzo Videsott, altro
trentino e Direttore del Parco Nazionale Gran Paradiso, lo
indirizzava alla conservazione dei beni naturali e lo faceva
partecipare in Svezia a un convegno per la protezione della natura.
Negli anni successivi avrebbe partecipato ad analoghi convegni in
Germania e Austria.
Nel 1956 partecipava a Salisburgo,
come rappresentante per l’Italia, alla fondazione della
Fédération Internazionale de la Jeunesse pour l’étude e la
conservation de la nature, un’organizzazione affiliata alla U.I.C.N.
Nel novembre 1958 conseguiva la
laurea in Scienze Naturali presso l’Università di Padova.
Era il Prof. Carlo Cappelletti ad
avviarlo alla carriera universitaria, chiamandolo, quale tecnico
laureato, all’Istituto ed Orto Botanico dell’Università di Padova,
dove portava avanti ricerche nella Fitosociologia. Esperienza che
poi ripeteva in Francia, a Montpellier.
Nel 1961, su proposta del Prof.
Vittorio Marchesoni, andava a insegnare Botanica all’Università di
Camerino. Negli anni successivi ha insegnato nelle Università di
Milano, Catania e Ferrara.
Dal 1963 al 1980 si è occupato,
come “curatore ad honorem”, del Giardino Botanico Alpino alle Viote
del Bondone di Trento, che accoglie anche specie vegetali di altri
continenti.
Dal 1991 è Vice-presidente del
Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento.
Nel 1977 faceva ritorno
all’Università di Camerino, dove, dal 2008, è “Professore emerito” e
ha fondato e dirige la Scuola di specializzazione in Gestione
dell’ambiente naturale e delle aree protette, per laureati in
discipline scientifiche, e il master in Pianificazione e gestione
delle aree protette, presso la Facoltà di Architettura.
Dal 1992 al 2000 ha tenuto il corso
di Cartografia della vegetazione presso la Scuola Superiore di
Geografia dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) di Firenze.
Ha avuto molte collaborazioni
scientifiche con docenti e studiosi di paesi esteri. Ha avviato
tantissimi allievi, italiani e stranieri, alla ricerca in vari
settori della Botanica. Ha presieduto la Società Botanica Italiana e
fatto parte del C.N.R. Ha presieduto la Commissione per la flora del
Ministero dell’Ambiente ed è stato delegato per l’Italia a Bruxelles
presso la Comunità Europea per la Direttiva Habitat. Ha fatto parte
di numerosi organismi nazionali e internazionali in materia di
botanica, ecologia e parchi. Ha soggiornato molto all’estero per
studi, ricerche, cicli di lezioni e seminari. Ha organizzato
numerosi congressi nazionali e internazionali. Gli sono state
dedicate tre specie di fanerogame. Fa parte di cinque Accademie e
sei Società scientifiche. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti
e tre lauree honoris causa,
di cui due dalla Romania. È stato componente del comitato di
redazione di moltissime riviste e numerose
sono le sue pubblicazioni. La sua è una bibliografia
vastissima con qualcosa come 500 titoli.
Il suo curriculum vitae,
con tutto quanto ha realizzato e pubblicato, assomiglia a una vasta
enciclopedia della natura. La sua attività scientifica si è
sviluppata attraverso i seguenti percorsi disciplinari della
ricerca: Fitogeografia, Fitosociologia, Cartografia geobotanica e
Floristica dell’Italia; Vegetazione di località al di fuori
d’Italia; Pianificazione naturalistica.
Nonostante viva da tantissimi anni
lontano dalla terra natia, è un trentino irriducibile. Non solo non
ha scordato le proprie radici ma nutre un attaccamento profondo per
la propria terra e per le Alpi. E viene a passare i suoi periodi di
riposo nella villetta che ha a Miola di Piné.
Franco Pedrotti, per chi lo conosce
e lo frequenta, è il contrario del cattedratico. Circondato da uno
stuolo di giovani collaboratori e ricercatori, meraviglia per
affabilità, loquacità e cortesia con cui dialoga con loro. Ma sa
essere gentile con tutti. Ha un’innata curiosità per ciò che lo
circonda e una memoria consolidata degli accadimenti e delle azioni
compiute nella propria vita.
Ha una predilezione per la poesia e
coglie nella natura l’armonia e la bellezza che solo un animo
poetico sa rappresentare.
Ama le montagne, i boschi del
Trentino e la sua straordinaria biodiversità, dovuta alla sua grande
varietà geologica: graniti, porfidi, scisti, dolomia, arenaria. I
pecci, i pini cembri e i larici gli rammentano le foreste della
Polonia, che ha studiato in passato. E, in altri viaggi di studio,
ha approfondito la conoscenza delle piante e degli ambienti di
Romania e del Sud America: Bolivia, Galapagos e Cile.
La sua amata signora, Carmela
Cortini, scomparsa nel 2007, amava anche lei le piante. Ma la
sua predilezione andava ai muschi, di cui era studiosa e profonda
conoscitrice.
Le piante, produttrici primarie di
sostanza organica e ossigeno, sono vittime degli inquinatori
distruttori della natura. E se si chiede a Franco Pedrotti come sta
il regno vegetale del pianeta, lui non ha difficoltà a rispondere
che sta male. Quindi, non è ottimista per la natura: molte specie di
piante rischiano l’estinzione, soprattutto a causa dell’eccessiva
antropizzazione. E poi le variazioni climatiche avranno effetti che,
allo stato attuale, è difficile prevedere. Nel mondo si fanno enormi
sforzi per salvare habitat, brandelli di foreste e specie animali,
ma la distruzione avanza dovunque inesorabile.
Anche per il Trentino manifesta
pessimismo. Nonostante che la Provincia autonoma abbia istituito i
biotopi, tra cui quelli dei laghi di Levico e di Caldonazzo, in
cinquant’anni è sparito il 15-16% delle varietà di piante che
vegetavano in questi ambienti. Poi sono stati istituiti alcuni
parchi, ma dovrà crescere una maggiore attenzione per l’azione
protezionistica.
Chi era presente, il pomeriggio del
12 ottobre 2008, per la presentazione del suo ponderoso libro
Notizie storiche sul Parco naturale Adamello Brenta,
al Castello di Cles in Val di Non, maniero del Principe vescovo
Bernardo Clesio (1485 Cles-1539 Bressanone), cardinale e strenuo
oppositore del protestantesimo che preparò il Concilio di Trento
(1545-1563), uomo politico, amico e cancelliere dell’imperatore
Ferdinando I, sentiva Franco Pedrotti esordire così: “Non sono uno
storico, ma ho voluto ricercare, raccogliere e mettere insieme una
lunga serie di dati e documenti, che potranno essere utili in futuro
agli storici per scrivere la storia di questo parco. Ma tutti questi
dati servono anche a preservarne la memoria”.
Questa dichiarazione è emblematica
dell’onestà intellettuale e coscienziosità di come, uno studioso
come Franco Pedrotti, affronti le tematiche naturalistiche e
ambientaliste. Ma anche della passione e dell’amore profondo per
l’ambiente e la natura, e per la loro conservazione, perché possano
essere tramandati alle nuove generazioni.
Franco Pedrotti ha collaborato pure
alla crescita dei parchi naturalistici del Centro Italia e degli
Appennini, e negli anni ha raccolto tantissima documentazione
originale. Quella riguardante il Parco Adamello Brenta attende una
degna collocazione in Trentino.
(Questo testo
è nel sito
www.angelosiciliano.com).
Zell, 6
febbraio
2011
Angelo Siciliano
I NOSTRI PADRI* |
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I
nostri padri
ararono la piana
colmando l’orto di millenni.
Alla mangiatoia del salotto
mungiamo
la
mucca dell’arazzo.
Abbiamo trascurato
l’antico pane.
Il
fiume morto osserviamo
dalle grate del bosco.
Di
unguento nero
imitazioni di margherite.
L’altoforno ha essiccato
l’umidità dei secoli.
Divelta
l’ombrosa foresta
per il nostro sanatorio.
*
A Franco Pedrotti, botanico ambientalista e irriducibile
protezionista.
Testo di Angelo Siciliano
tratto dalla raccolta
Versi biologici,
Tipografia Artigianelli, Trento 1977, e dall’antologia
CONTROPAROLE,
13 poeti trentini contemporanei, curata da Giuseppe Colangelo, delle
edizioni ARCA di Trento 1994.
Si veda pure il sito
www.angelosiciliano.com.
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