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Si è inaugurata la mattina del 30
maggio 2009, a Torre Vanga di Trento, la mostra Quadri a
fiori e frutti, con quadri di
natura morta che fanno parte degli arredi di Castel Thun, in Val di
Non, di alcune raccolte venete e delle collezioni di alcuni musei
trentini, la cui durata è prevista fino al 12 luglio 2009. Una
mostra singolare e inusuale, di opere barocche rappresentate da
dipinti su tela di artisti che operarono tra Seicento e inizio
Settecento.
Il termine “natura morta” fu
adottato in Italia alla fine del Settecento come traduzione
impropria del termine olandese still-leven,
che significa natura immobile, vale a dire rappresentazione di
soggetti inanimati in contrapposizione a quella con le figure umane.
I dipinti di natura morta, quindi, ritraggono frutta, fiori, ma
anche oggetti, pesci, molluschi, cacciagione e animali da cortile.
Essa si presentò verso la fine del Cinquecento, stimolata dalle
scoperte archeologiche e dall’osservazione scientifica d’inizio
secolo. Infatti, se è probabile che Raffaello, che decorò con
vegetali la Farnesina, e Giovanni da Udine, che fece lo stesso nelle
Logge Vaticane, si siano ispirati alla scoperta degli affreschi
della Domus Aurea, la catalogazione botanica e zoologica diffuse il
gusto delle tavole finemente disegnate e dei quadri dipinti con
natura morta, che incontrarono ampio consenso nel Seicento. Ma in
Italia l’origine di questo genere di pittura si fa risalire alla
riforma introdotta dal Concilio di Trento (1563) e teorizzata da S.
Carlo Borromeo. Infatti, a certe immagini religiose considerate
devianti, si contrappose il potere evocativo ed emozionale degli
oggetti di culto. Ciò portò, nella pittura chiesastica,
all’ambiguità morbosa e descrittiva del tardo Manierismo, che fu
spazzata via con l’affermarsi della natura morta con Caravaggio nel
1595 e in seguito con le giocose fantasie rococò. Se già con la
libertà creativa del Romanticismo, la natura morta perse
nell’Ottocento la caratteristica di pittura di genere, questo vale
di più con le Avanguardie storiche e con l’arte del Novecento, anche
se nella seconda metà di questo secolo è stato soprattutto
l’Iperrealismo a cimentarsi con profitto nella pittura di natura
morta.
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L’esposizione, accolta al primo
piano di Torre Vanga, trae spunto dal fatto che nel 2007 la
Provincia Autonoma di Trento ha acquistato undici nature morte, che
fino al 1990, anno in cui furono rubate, arredavano Castel Thun, a
Vigo di Ton in Val di Non, acquistato a sua volta dalla Provincia
nel 1992. Le opere, tranne tre che mancano ancora all’appello, erano
state recuperate dai carabinieri nel 2005 e restituite ai legittimi
proprietari. Dopo l’acquisizione, la Soprintendenza per i Beni
Storico-artistici le ha sottoposte ad interventi di manutenzione e
restauro e nel 2010, quando il castello, considerato in Trentino per
bellezza e grandiosità subito dopo Castello del Buonconsiglio, sarà
riaperto ufficialmente, torneranno a far parte del suo arredo.
Le opere non sono firmate, ma dopo
attenti studi Ulisse e Gianluca Bocchi, rispettivamente padre e
figlio, ne hanno identificato gli autori: Jacob van de Kerckhoven,
detto Giacomo da Castello (Anversa, 1637 ca – Venezia, post 1712) e
Paolo Paoletti (Padova, 1671 – Udine, 1735). Questa scoperta,
rilevante dal punto di vista critico, oltre che storico-artistico,
ha fatto richiedere e ottenere in prestito per la mostra alcune
nature morte degli stessi autori, facenti parte delle collezioni
delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dei Musei Civici di Padova
e della Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi di Rovigo.
Queste opere sono state affiancate
in mostra da una selezione delle nature morte custodite in Trentino
dal Castello del Buonconsiglio, dal Museo Diocesano Tridentino,
nelle raccolte di Palazzo Trentini, sede del Consiglio Provinciale,
e dai Musei Civici di Rovereto.
E così, oltre alle opere dei due
artisti summenzionati, sono esposte alcune opere di autore ignoto e
altre dipinte da Elisabetta Marchioni e Franz Werner von Tamm.
Il visitatore, in questa mostra,
potrà ammirare delle opere decorative di qualità, in cui prevale il
gusto per i soggetti floreali o animalistici, che, sotto il Principe
Vescovo di Trento, l’aristocrazia e la borghesia medio-alta
acquistavano soprattutto sul mercato dell’arte di Venezia.
Scheda del
catalogo
Il
catalogo, di 128 pagine, illustrato con immagini a colori e in
bianco e nero, contiene i testi di Franco Panizza, Assessore
provinciale alla cultura, Rapporti europei e Cooperazione, Laura Dal
Prà, Soprintendente per i beni Storico-artistici della PAT, Elvio
Mich, Maria Silvia Proni e Gianluca Bocchi. Curato da Elvio Mich è
stampato in maggio 2009 da Esperia, Lavis (TN), per conto della
Soprintendenza per i beni Storico-artistici della Provincia Autonoma
di Trento, al prezzo di copertina di € 15.
(Questo testo è fruibile nel sito
www.angelosiciliano.com).
Zell, 7 giugno
2009
Angelo Siciliano
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