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Sedici sono state finora le mostre
degli artisti ospitati negli anni passati a Castel Pergine: Fabrizio
Plessi, Davide Scararabelli, Toni Benetton, Giorgio Celiberti,
Riccardo Licata, Carlo Lorenzetti, Mauro Staccioli, Francesco
Somaini, Pino Castagna, Michael Deiml, Eduard Habicher, Piera
Legnaghi, Romano Abate, Annamaria Gelmi, Nane Zavagno e Santorossi.
Tutti con un ampio curricolo alle spalle, noti nel mondo dell’arte,
largamente editati e antologizzati.
Anche quest’anno, dopo un inverno
nevoso, come da anni non succedeva, si è ripetuta la magia della
rigenerazione di questi luoghi con dei “segni” di metallo che
colonizzano e vivificano i diversi ambienti del castello. Tutto in
continuità e armonia con quanto si è fatto negli anni precedenti. E
anche stavolta si tratta d’opere create in massima parte per questa
mostra, con un segno che muove alla conquista dello spazio, degli
ambienti, delle superfici, del cielo e dell’aria con dei ramponi
applicati a strani cingoli (Tentativo di assalto,
2009) che aspirano alla levità, all’arrampicata prima sui muri e,
dopo questa conquista, alle nubi.
Il ferro è il materiale prediletto
da Mirta Carroli, forgiato, lavorato e plasmato abilmente secondo il
proprio volere. Niente ready made ma opere nuove, create e tagliate
secondo un progetto preciso, nel segno della propria vitalità e
cifra stilistica.
La mostra, con la sua ventina
d’opere esposte, ha valenza antologica con pezzi differenti per
stile e rimandi a simboli primordiali come la ruota (Carro,
2008, e L’arco e il dardo nell’eco del vento,
2009), la serpentina (Cresta di gallo,
1999) e lo scudo (Tribale scudo,
2007), non trascurando il gioco plastico del pieno e del vuoto.
Qualche opera è austera ed
emblematica (Nike, 2009), in
altre traspare un’eleganza decorativa geometrica (Sentinella
avamposto, 2009). In molte opere è
chiaro il recupero atavico di forme arcaiche di civiltà scomparse,
forme elementari, evocative e mitologiche, simboli alfabetici,
creazioni plastiche e allusive, che affondano le radici nella
memoria collettiva e nel solco dell’archeologia del pensiero. Opere
che interagiscono col visitatore. Alcune ricordano le ostensioni che
fanno certi agritur nei cortili o sui muri esterni dei loro locali
d’attrezzi della civiltà contadina (Macina,
2009, Araldica, 2009, e
Fregio continuo, 2004).
Qualche altra ha titolo spiazzante (L’accampamento,
2009).
Sono in mostra anche diverse opere
grafiche e trattasi di disegni il cui contenuto pare germinante,
perché il segno si muove e si fa progettuale preconizzando le
sculture in ferro.
Scheda del
catalogo
Il catalogo,
di 104 pagine, curato da Franco Batacchi, Theo Schneider e Verena
Neff, illustrato con foto a colori di Theo Schneider e Matteo
Lorenzi, e il ritratto dell’artista di Maria Mulas, contiene i testi
del vicesindaco di Pergine Marco Osler, dell’Assessore alla Cultura,
Rapporti europei e Cooperazione della Provincia Autonoma di Trento
Franco Panizza e dei critici Franco Batacchi e Heinrich Schwazer. È
stampato da Publistampa Arti grafiche di Pergine Valsugana nel 2008.
Il prezzo è di € 20. (Questo testo è fruibile nel sito
www.angelosiciliano.com).
Zell, 20
maggio 2009
Angelo Siciliano
MART:
RIAPERTA LA CASA D’ARTE FUTURISTA DEPERO
E
ORGANIZZATE DUE MOSTRE DOPO I 100 ANNI DEL FUTURISMO
E SUL
DESIGN DURANTE LA GUERRA FREDDA 1945-1970
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Il Mart, Museo d’arte moderna e
contemporanea di Trento e Rovereto, nel 1989 acquisì in comodato
il Museo Depero e ne amministra lo straordinario materiale
documentario e archivistico, costituito da oltre 3.000 oggetti
tra dipinti, disegni, tarsie in panno colorato e buxus,
collages, manifesti, locandine, mobili, giocattoli e prodotti
d’arte applicata conservati presso l’Archivio del Novecento
nella sua sede in corso Bettini. Essi testimoniano l’intero arco
d’attività di Depero, dal primo decennio del Novecento fino alle
commissioni pubbliche degli anni Cinquanta.
Ha riaperto la Casa d’Arte Futurista Depero e organizzato due
mostre: la prima sul futurismo, a cento anni dalla pubblicazione
del Manifesto futurista di Marinetti; la seconda sul design
negli anni della Guerra fredda, che ripercorre le tensioni tra
USA e URSS, tra gli anni Quaranta e Settanta, attraverso le
produzioni artistiche.
Altre due mostre celebrano il futurismo in Italia:
Astrazioni
al Museo Correr di Venezia, dal 5 giugno al 4 ottobre 2009;
Simultaneità
a Palazzo Reale di Milano, dal 15 ottobre 2009 al 25 gennaio
2010.
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Futurismo 100 – Illuminazioni.
Avanguardie a confronto: Italia – Germania – Russia
A cento anni dalla
nascita del futurismo, nell’ambito delle mostre allestite per
celebrare il Manifesto futurista pubblicato a Parigi nel 1909 su Le Figaro
da Filippo Tommaso Marinetti, il 13 dicembre 2008, il Mart inaugurava
una grande mostra a cura di Ester Coen, con durata fino a metà giugno
2009, in cui erano messe a confronto le Avanguardie d’Italia, Germania
e Russia.
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Oltre 140 opere esposte di
tantissimi artisti celebri e storicizzati di tre paesi, Italia,
Germania e Russia, diversi per storia e cultura. Insomma, una
grande collettiva internazionale, con opere arrivate in prestito
da musei e collezionisti privati, per una rilettura nuova del
futurismo e delle sue relazioni con le altre avanguardie
storiche: cubismo, espressionismo, dadaismo, raggismo e
primitivismo. Tutti fenomeni esplosi nei primi due decenni del
Novecento, tra incontri, scontri, divaricazioni e polemiche tra
i protagonisti.
Un intreccio complesso indagato
attraverso i carteggi inediti di Martinetti, Severini, Carrà,
Boccioni, Russolo, Balla e dei loro interlocutori italiani e
stranieri.
Si scopre l’importanza di
grandi personalità artistiche come Picasso e Matisse, grazie
alla loro fitta corrispondenza.
Il futurismo e il cubismo
toccarono città come Berlino e Mosca, che a loro volta
innescarono nuovi movimenti d’arte, grazie a personalità
artistiche come Hartley, Walden, Marc, Kandinskij, Macke,
Larionov, Malevič, Gončarova, Ekster e Razanova.
Questa mostra ripercorre la
geografia dell’arte nell’Europa di quegli anni cruciali.
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Riaperta la Casa d’Arte
Futurista Depero
Il 17 gennaio 2009, a cinquanta
anni dalla sua fondazione, dopo un lungo e attento lavoro di
restauro e ampliamento, curato dall’architetto Renato Rizzi e il
progetto museografico di Gabriella Belli, ha riaperto al pubblico la
Casa d’Arte Futurista Depero, unico museo futurista d’Italia.
Voluta dall’artista Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960),
nonostante i proclami futuristi contro l’arte nei musei, per
tramandare la propria arte e la storia personale, accoglie arazzi,
tele, giocattoli e opere grafiche.
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Nel 1919 Depero aveva aperto a
Rovereto la Casa d’Arte Futurista, un laboratorio d’arte
applicata, in cui lavoravano sua moglie Rosetta e alcune sarte
del posto alla realizzazione dei grandi quadri di stoffa, i noti
arazzi in panno Lenci. Con i prodotti realizzati in questo
laboratorio partecipò alle mostre di Brera e Parigi e negli anni
Venti girò l’Europa per piazzare le sue creazioni: giocattoli,
progetti per scialli e stoffe, grafica pubblicitaria, arredi
come sedie, credenze, tavoli e i suoi quadri in panno. Poi si
recò a New York pensando di modernizzare la casa americana con
le sue idee e i suoi prodotti. In realtà riuscì solo a sbarcare
il lunario operando nella pubblicità e lavorando come scenografo
del Roxe Theatre, per cui nel 1930 se ne dovette tornare a
Rovereto.
Nonostante che il sogno
futurista sembrava svanito, egli non si perse d’animo e ripensò
il suo laboratorio come un’officina più artigianale, per la
rinascita delle tradizioni iconografiche e abitative del
Trentino.
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Nel 1941 propose al comune di
Rovereto il progetto per la creazione di una galleria permanente, in
cui esporre tutta la sua opera. Ma si dovette arrivare al 1956
perché esso fosse approvato e il luogo scelto fu il palazzo ex Monte
dei pegni.
Tra il 1957 e il 1959 Depero lavorò
instancabilmente alla realizzazione del suo museo.
Il 1° agosto 1959 il museo aprì ma
non si arrivò all’inaugurazione ufficiale, perché Depero si era
ammalato e non riusciva più a lavorare. Nel 1960 il comune acquistò
il patrimonio culturale dell’artista in cambio di un vitalizio per
lui e sua moglie.
Depero morì il 29 novembre 1960,
mentre la moglie sarebbe scomparsa nel 1976. Il comune di Rovereto
avrebbe acquisito e gestito in seguito tutto il patrimonio
artistico.
Il museo ha riaperto dopo dieci
anni e, rinnovato e ampliato, torna a svolgere la sua funzione
espositiva e didattica.
La
Guerra Fredda – Cold War Arte e design nel mondo diviso 1945-1970
Questa mostra, inaugurata il 28
marzo 2009, durerà fino al 26 luglio 2009. Curata da Jane Pavitt e
David Crowley per il Victoria & Albert Musem di Londra e il Mart di
Rovereto, indaga, attraverso le manifestazioni della creazione
artistica, l’epoca in cui il mondo, tra il secondo dopoguerra e gli
anni Settanta, era diviso dalla Guerra fredda e dalla Cortina di
ferro, e vi erano spesso tensioni tra l’Alleanza atlantica e il
blocco dei paesi comunisti. In effetti sono indagati due concetti di
modernità. Da una parte il capitalismo e dall’altra il comunismo,
con implicazioni politiche e militari, spionaggi e la corsa alla
conquista dello spazio. Da una parte il consumismo e dall’altra il
realismo socialista, inteso come tendenza artistica obbligatoria
volta a mostrare uno stile eroico e un chiaro contenuto sociale e
politico, col divieto di esplorare l’astrazione e le altre tendenze
formaliste diffuse in Occidente.
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Oltre 300 sono gli oggetti
esposti, provenienti dalle più importanti collezioni
internazionali, e l’allestimento è distribuito in sette sezioni,
dalla pittura al design, dall’architettura al cinema.
Attraverso uno Sputnik russo e una tuta da astronauta americano
delle missioni Apollo in mostra, traspare la sfida tra USA e
URSS per la conquista dello spazio. Sono in mostra i film di
Stanley Kubrick, i dipinti di Rauschenberg, le ceramiche di
Picasso, i vestiti di Paco Rabanne, i mobili in fibra di vetro
di Charles e Ray Eames, i bozzetti di Le Corbusier, di
Buckminster Fuller e di Archigram, i nuovi mezzi di trasporto
come la P70 Coupé, la micro-auto Kabinenroller della
Messerschmitt e la Vespa
I prodotti industriali
dell’Occidente si confrontano con l’arte e l’architettura del
realismo socialista.
Negli anni Sessanta incombeva
la minaccia di una guerra nucleare. Le fotografie documentano le
manifestazioni di protesta per la guerra nel Vietnam, il ’68 a
Parigi e la Primavera di Praga.
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Negli anni Settanta cominciano a far capolino la cultura
ambientalista e una sensibilità nuova verso
la fragilità del nostro pianeta da
salvare.
(Questo testo
è fruibile nel sito
www.angelosiciliano.com).
Zell, 5 giugno
2009
Angelo Siciliano
LA SCUOLA REALE
ELISABETTINA
DI ROVERETO
Una mostra
realizzata con disegni, incisioni e acquarelli degli allievi di
inizio ‘900
La Scuola Reale
Elisabettina di Rovereto, Real Schule, che ebbe sede in palazzo
Piomarta, fu istituita verso la metà del XIX secolo, quando il
Trentino era parte integrante del Tirolo sotto l’Austria, ed è rimasta
nell’immaginario collettivo come modello pedagogico quasi perfetto,
per com’era organizzata, per tipo di rapporto tra docenti e discenti
e, soprattutto, per i risultati da essa prodotti, che sono stati negli
anni oggetto di studio e pubblicazioni. Si trattò di una scuola che
preparava i giovani nella teoria e nella pratica, preludio al Liceo
scientifico e in parte alle attuali scuole professionali e scuole
tecniche.
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Molti di quegli studenti,
proseguendo gli studi, diventarono ingegneri o architetti,
mentre altri, dotati nel disegno e valorizzati da docenti di
indubbie qualità umane e professionali, seppero alimentare,
attorno alla scuola, tra la fine dell’Ottocento e lo scoppio
della Grande guerra, un clima d’ammirazione e consenso. Alcuni
di quei giovani, grazie alla loro creatività, acquisirono fama
in arte e Rovereto ne ebbe merito, tanto da diventare verso la
fine del Novecento la città del Mart, Museo d’arte moderna e
contemporanea di Trento e Rovereto.
I disegni, le incisioni e gli acquarelli, eseguiti dagli allievi
durante le ore di lezione, furono diligentemente conservati dal
professor Luigi Comel, che aveva intuito le qualità artistiche
dei giovani autori. Dopo la sua morte, il figlio Alvise Comel,
nel 1974, donò l’intera collezione di 400 opere all’Accademia
Roveretana degli Agiati, che n’affidò la custodia al Museo
Civico di Rovereto.
Il goriziano Luigi Comel,
professore di disegno che rinunciò a diventare artista per
proprio conto, e Cesare Coriselli, docente di disegno geometrico
e geometria, furono coloro che maggiormente influirono sulla
preparazione tecnica e sulla crescita della sensibilità
artistica di quegli studenti. In seguito, l’ingegner Riccardo
Maroni, allievo lui stesso della Scuola Elisabettina con molte
opere in mostra, avrebbe dedicato delle piccole monografie
d’arte ad alcuni di quei compagni di studi.
Alla fine della prima guerra
mondiale, la Scuola Reale Elisabettina cessò la propria
attività, sostituita, con l’avvento del Regno d’Italia, dalla
Scuola e dall’Istituto tecnico. L’insegnamento del disegno perse
d’importanza e finì l’epoca dei giovani promettenti artisti.
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Della collezione messa insieme dal
professor Comel, 160 opere sono state scelte per organizzare una
mostra, curata da Michelangelo Lupo, che si teneva prima a Rovereto,
dal 14 al 30 ottobre 2008, e poi in via Calepina a Trento, presso la
sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, che
se ne è assunto l’onere finanziario, dal 5 al 20 novembre 2008.
Tra le opere esposte figurano
quelle di artisti che si sarebbero affermati come tali nella vita e
sono Fortunato Depero, Tullio Garbari, Giorgio Wenter Marini,
Ernesto Armani e Luciano Baldessari. Dalle loro opere, molto
distanti dall’estetica di quelle che li avrebbero resi famosi, si
legge, come nelle opere degli altri studenti, l’impegno a mettere a
frutto gli insegnamenti ricevuti, l’esercizio di una pratica
piacevole e faticosa che diventerà mestiere, la manifestazione della
propria cifra poetica e stilistica, seppure acerba, che prende le
distanze dall’asfittica estetica accademica. Crescendo nella loro
arte, si sarebbero emancipati divenendo autonomi ma non dimentichi
degli insegnamenti ricevuti, in quella che fu certamente anche una
scuola di vita, la Reale Elisabettina roveretana.
Scheda del
catalogo
Il
catalogo, di 298 pagine, illustrato con immagini a colori e in
bianco e nero, contiene i testi di Mario Marangoni e Gianfranco
Zandonati, Presidenti della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento
e Rovereto, Livio Caffieri, Presidente dell’Accademia Roveretana
degli Agiati, Lia de Finis, Presidente dell’associazione culturale
“Antonio Rosmini”, Maria Garbari, Roberto Pancheri, Domenica
Primerano, Claudio Garbari, Riccarda Turrina, Paola Pizzamano, Paola
Pettenella e Fabrizio Rasera. Curato da Paola Pizzamano, Riccarda
Turrina, Lia de Finis e Domenica Primerano, è stampato in ottobre
2008 dalla Tipografia Editrice Temi s.a.s. di Bacchi Riccardo & C.
Trento, per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e
Rovereto. (Questo testo è
fruibile nel sito
www.angelosiciliano.com).
Zell, 20 novembre
2008
Angelo Siciliano
OMAGGIO A CESARINA SEPPI
Paesaggio della
memoria
Dal 14 al 30 novembre 2008, negli
spazi espositivi di Palazzo Thun di Trento, si è tenuta una
retrospettiva di Cesarina Seppi (Trento, 1919 – 2006)
Omaggio a Cesarina Seppi - Paesaggio della memoria,
accompagnata, come omaggio, dalle opere dei 16 artisti de “La
Cerchia”: Livio Conta, Franco Damonte, Bruno Degasperi, Domenico
Ferrari, Adriano Fracalossi, Tullio Degasperi, Carlo Girardi, Mario
Matteotti, Pierluigi Negriolli, Lina Pasqualetti Bezzi, Annamaria
Rossi Zen, Giorgio Tomasi, Ilario Tomasi, Remo Wolf, Marco Berlanda
e Carla Caldonazzi.
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Le 16 opere di questi artisti, che le rendevano omaggio nel
ricordo e nell’affetto per i decenni passati fianco a fianco
nelle “battaglie” per l’arte, rispecchiavano la filosofia di
ciascuno nell’interpretazione del paesaggio. E poiché in questo
caso, trattasi di paesaggio della memoria, non necessariamente è
un paesaggio “esterno” a riempire la tela, come potrebbe essere
uno scorcio urbano o la vista di una montagna, ma spesso è un
paesaggio del foro interiore, con implicazioni esistenziali,
espresso nella personale e intima cifra stilistica.
Le opere in mostra di Cesarina
Seppi erano 33 e rappresentavano bene la sua produzione espressa
nell’arco di una vita dedicata all’arte.
Poiché questa mostra
rispecchiava l’antologica “I segni della luce”,
che lei tenne a Palazzo Trentini nel 1988, riporto l’articolo
che le dedicai, uscito allora nella rivista UCT di Trento e che
le feci pervenire tramite il poeta Marco Pola.
In occasione della collocazione
della scultura in bronzo «Totem solare»
(cm 120 x 400 x 360) di Cesarina Seppi, nel cortile di Palazzo
Trentini, da poco divenuto sede splendida del Consiglio
Provinciale della Provincia Autonoma di Trento, si è inaugurata
un’antologia della stessa artista, con durata dal 30 aprile al
31 ottobre ‘88. Il periodo rappresentato, 1938-1988, molto
ampio, ha richiesto un’articolazione della mostra, dove sono
rispettate epoche creative e tecniche adoperate differenti,
perchè tanti sono stati le fasi di ricerca e gli esiti estetici
ed espressivi cui quest’artista, in tanti anni di attività, è
pervenuta. Sono esposti opere di pittura, sculture e qualche
mosaico, data la multiforme attività della Seppi, che l’ha vista
impegnata pure nell’arte decorativa applicata.
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Moltissime le mostre, personali e
collettive, sin qui tenute, sia in Italia che all’estero. Tanti
hanno scritto di lei.
Ebbe a dichiarare Guttuso – in
occasione dell’antologia che Palazzo Grassi a Venezia gli dedicò nel
1982 – di aver avuto paura per quella mostra, in quanto la sua
immagine di artista ne poteva uscire ingigantita come pure
rimpicciolita.
Nel caso in questione non sappiamo,
non conoscendola, con che spirito Cesarina Seppi abbia affrontato
questa “prova” impegnativa per la scelta delle opere e sicuramente
faticosa per l’allestimento della mostra.
Le opere sono raggruppate in tre
periodi. Il primo, 1938-1952, accoglie figure e ritratti, per i
quali è evidente il collegamento a cerco Novecento, e qualche
paesaggio. Grazie agli impasti, agli accostamenti cromatici e a
certi impianti raffinati, molte di queste opere conservano la loro
originale freschezza e poesia. Del periodo 1952-1966, fanno parte
alcuni quadri molto materici, a tecnica mista, alludenti a tematiche
spaziali, nei cui impasti policromi e polimaterici sono incastonati
alcuni cubetti di marmo. Una gestualilà densa di significati, come
pure una certa tendenza all’informale, con una forte matrice
naturalistica, traspaiono da queste opere. Il collegamento con il
periodo precedente, pare di poterlo cogliere con i cupi paesaggi ad
olio che di quello fanno parte.
L’ultimo periodo, 1968-1988,
rappresenta una svolta rispetto ai due precedenti, anche se con il
secondo il collegamento è evidente: la spazialità. Si assiste al
trionfo di giochi di elementi geometrici (coni, falci, comete,
cuspidi, ellissi, cerchi ecc.) in spazi senza confini, dove però
ogni movenza è controllata e il tutto è pervaso da un freddo lirismo
accentuato dall’uso di certi colori dominanti: azzurri, blu,
turchesi e verdi. Di questo periodo fanno parte anche opere d’arte
applicata (vedi le due «Scultura luminosa»
del 1970 e 1971), sculture in bronzo, compreso “Totem solare”,
e mosaici che realizzano plasticamente l’assunto della ricerca
artistica che Cesarina Seppi ha sviluppato in questo periodo.
Il catalogo, con testo critico di
Luigi Lambertini, con testimonianze relative a mostre precedenti e
illustrazioni a colori e in bianco e nero, è stampato, da Grafiche
Artigianelli di Trento, nel 1988.
Scheda del catalogo
Il catalogo, di
88 pagine, con presentazione di Lucia Maestri, Assessore comunale
alla Cultura, Turismo e Biblioteche, con testo critico di Maurizio
Scudiero, con le biografie degli artisti e le foto a colori delle
opere esposte, è stato stampato in novembre 2008 da Nuove Arti
Grafiche di Trento, per conto del Gruppo di artisti trentini “La
Cerchia”.
(Questo testo
è fruibile nel sito
www.angelosiciliano.com).
Zell, 30 novembre
2008
Angelo Siciliano
I
PRODOTTI DELLA TERRA
Artisti trentini
tra Ottocento e Novecento a Palazzo Roccabruna
Nelle sale di Palazzo
Roccabruna, che si va affermando come “La casa dei prodotti trentini”,
il 20 novembre 2008, s’inaugurava la mostra I prodotti della terra
– Artisti trentini tra Ottocento e Novecento, con durata fino al
18 gennaio 2009.
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Curata da Maurizio Scudiero,
aveva lo scopo di creare un collegamento ideale tra l’arte, i
profumi e i sapori del territorio trentino, che si promuoveva
con la nuova edizione di “Bollicine su Trento” dedicata a un
prodotto rappresentativo della viticoltura qual è lo spumante
Trentodoc, e accoglieva
50 opere di 27 artisti trentini: Giuseppe Balata, Roberto
Marcello Baldessari, Marco Bertoldi, Carlo Bonacina, Luigi
Bonazza, Bruno Colorio, Fortunato Depero, Vigilio Eccel, Mariano
Fracalossi, Orazio Gaigher, Tullio Garbari, Attilio Lasta, Neno
Mori, Gino Pancheri, Michelangelo Perghem Gelmi, Mario Pevarello,
Guido Polo, Eugenio Prati, Giulio Cesare Prati, Romualdo Prati,
Riccardo Schweizer, Cesarina Seppi, Oddone Tomasi, Luigi
Vicentini, Otmar Winkler, Dario Wolf e Remo Wolf. Alcuni di loro
sono noti al pubblico e alla critica e tutte le opere pittoriche
erano in tema col titolo della mostra. Opere collegate alla
storia, alle tradizioni e all’identità del territorio locale,
prodotte dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Novanta del
Novecento, che raccontano, attraverso il lavoro e i frutti
dell’attività agricola, un passato recente che pare lontano e
invece precede solo di
qualche decennio l’epoca attuale.
Le opere erano raggruppate in
quattro sezioni tematiche ben distinte: Vendemmia e vino; Lavoro
nei campi; Vitalità della natura morta; Istantanee di vita
contadina. Opere di artisti già storicizzati come Garbari,
Depero, Iras Baldessari, Bonazza, Gino Pancheri, Eugenio Prati,
Remo Wolf, accanto a quelle di altri artisti che s’accingono ad
esserlo con pieno merito.
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Scheda del
catalogo
Il catalogo, di
71 pagine, illustrato con immagini a colori, contiene i testi di
Adriano Dalpez, Presidente della Camera di Commercio Industria
Artigianato e Agricoltura di Trento, e Maurizio Scudiero. È stampato
in novembre 2008 dalla Tipografia Editrice Temi s.a.s. di Bacchi
Riccardo & C. Trento, per conto della Camera di Commercio Industria
Artigianato e Agricoltura di Trento, 6° volume nella collana “Arte e
prodotti a Palazzo Roccabruna”.
(Questo testo
è fruibile nel sito
www.angelosiciliano.com).
Zell, 30 novembre
2008
Angelo Siciliano
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