“Bella
ciao”, il canto non comunista, diventato negli anni Sessanta del
Novecento l’inno dei partigiani, il 25 aprile a Trento non è stato
vietato, come ha fatto invece il sindaco di Alghero di Forza Italia
nei confronti della locale banda cittadina. A Palazzo Geremia è stato
cantato, da un coro misto, con altri tre canti sulla Resistenza, uno
dei quali scritto da Italo Calvino.
Le
autorità, con gli aderenti alla manifestazione, in testa a tutti gli
appartenenti all’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia,
dopo aver collocato le corone alle lapidi dei caduti, hanno
attraversato le strade del centro storico e si sono portate a Palazzo
Geremia. Va detto che quest’anno i giovani erano pochi e anche i
reduci e gli ex partigiani, che, per una questione anagrafica, si
vanno riducendo sempre più di numero. Poche anche le bandiere. Vi
erano solo quelle della Cgil, di Rifondazione comunista e dei
Comunisti italiani.
Walter
Micheli, ex assessore provinciale socialista, in una sala gremita, ha
tenuto il primo discorso e ha parlato dell’importanza della
Resistenza, per la lotta di liberazione dell’Italia dal nazifascismo,
e della Costituzione della nostra repubblica, di cui quest’anno si è
celebrato il 60° dell’entrata in vigore, che trae origine proprio
dalle sorti di quella guerra civile. Ha tenuto a precisare che i
caduti sono tutti uguali, ma sono diverse le ragioni della loro morte.
Ha citato, tra gli altri, figure fondamentali per la lotta di
liberazione e della conservazione della memoria, quali Sandro Pertini,
Umberto Terracini e Piero Calamandrei.
Il
sindaco di Trento, Alberto Pacher, si è soffermato sull’importanza di
questa celebrazione per la pacificazione della gente e per una storia
condivisa, mentre Margherita Cogo, vicepresidente della giunta
provinciale, ha sottolineato il ruolo delle donne sia nella Resistenza
che nella creazione e approvazione della nostra Costituzione.
Giuseppe Ferrandi, ex direttore del Museo storico di Trento, ha
illustrato la figura del professor Bruno Betta, intellettuale trentino
con oltre 200 pubblicazioni fatte, il cui archivio è stato donato dai
figli in questi giorni al Museo storico, ex internato nei lager
nazisti con Giovannino Guareschi (disegnatore umoristico e autore
della serie di libri su Beppone e don Camillo) e Giovanni Mosca
(disegnatore, giornalista e scrittore umorista), che molto ha fatto
nella sua vita, perché i giovani studenti conoscessero le vicende di
quei tragici anni.
Dalle
cronache televisive si apprende che il sindaco di Milano Letizia
Moratti, anche lei di Forza Italia, dopo le contestazioni dell’anno
scorso, quest’anno non ha partecipato alle celebrazioni del 25 aprile.
Lo stesso ha fatto Silvio Berlusconi. Beppe Grillo, invece, ha
celebrato a suo modo la Liberazione organizzando un altro Vaffaday e
“pizzicando” stavolta il Presidente della repubblica, Giorgio
Napolitano.
Nota
Si riporta uno stralcio dal discorso di
Piero Calamandrei sulla Costituzione italiana agli studenti milanesi
nel 1955:
…“Quindi,
quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta
morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi
volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra
Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle
carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità,
andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra
Costituzione”.
(Questo articolo è nel sito
www.angelosiciliano.com).