CELEBRATO IL 25 APRILE 2008 A TRENTO

Deposte corone di alloro ai caduti e festeggiata la Liberazione

a Palazzo Geremia con il canto  “Bella ciao


Bella ciao”, il canto non comunista, diventato negli anni Sessanta del Novecento l’inno dei partigiani, il 25 aprile a Trento non è stato vietato, come ha fatto invece il sindaco di Alghero di Forza Italia nei confronti della locale banda cittadina. A Palazzo Geremia è stato cantato, da un coro misto, con altri tre canti sulla Resistenza, uno dei quali scritto da Italo Calvino.

Le autorità, con gli aderenti alla manifestazione, in testa a tutti gli appartenenti all’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, dopo aver collocato le corone alle lapidi dei caduti, hanno attraversato le strade del centro storico e si sono portate a Palazzo Geremia. Va detto che quest’anno i giovani erano pochi e anche i reduci e gli ex partigiani, che, per una questione anagrafica, si vanno riducendo sempre più di numero. Poche anche le bandiere. Vi erano solo quelle della Cgil, di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani.

Walter Micheli, ex assessore provinciale socialista, in una sala gremita, ha tenuto il primo discorso e ha parlato dell’importanza della Resistenza, per la lotta di liberazione dell’Italia dal nazifascismo, e della Costituzione della nostra repubblica, di cui quest’anno si è celebrato il 60° dell’entrata in vigore, che trae origine proprio dalle sorti di quella guerra civile. Ha tenuto a precisare che i caduti sono tutti uguali, ma sono diverse le ragioni della loro morte. Ha citato, tra gli altri, figure fondamentali per la lotta di liberazione e della conservazione della memoria, quali Sandro Pertini, Umberto Terracini e Piero Calamandrei.

Il sindaco di Trento, Alberto Pacher, si è soffermato sull’importanza di questa celebrazione per la pacificazione della gente e per una storia condivisa, mentre Margherita Cogo, vicepresidente della giunta provinciale, ha sottolineato il ruolo delle donne sia nella Resistenza che nella creazione e approvazione della nostra Costituzione.

Giuseppe Ferrandi, ex direttore del Museo storico di Trento, ha illustrato la figura del professor Bruno Betta, intellettuale trentino con oltre 200 pubblicazioni fatte, il cui archivio è stato donato dai figli in questi giorni al Museo storico, ex internato nei lager nazisti con Giovannino Guareschi (disegnatore umoristico e autore della serie di libri su Beppone e don Camillo) e Giovanni Mosca (disegnatore, giornalista e scrittore umorista), che molto ha fatto nella sua vita, perché i giovani studenti conoscessero le vicende di quei tragici anni.

Dalle cronache televisive si apprende che il sindaco di Milano Letizia Moratti, anche lei di Forza Italia, dopo le contestazioni dell’anno scorso, quest’anno non ha partecipato alle celebrazioni del 25 aprile. Lo stesso ha fatto Silvio Berlusconi. Beppe Grillo, invece, ha celebrato a suo modo la Liberazione organizzando un altro Vaffaday e “pizzicando” stavolta il Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano.

 

Nota

Si riporta uno stralcio dal discorso di Piero Calamandrei sulla Costituzione italiana agli studenti milanesi nel 1955:

Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione”.

(Questo articolo è nel sito www.angelosiciliano.com).

Zell, 25 aprile 2008

   Angelo Siciliano